Via libera al nuovo decreto immigrazione. Dopo il tragico naufragio nel crotonese, dove lo scorso 26 febbraio hanno perso la vita più di 70 immigrati, il governo Meloni ha dato il via libera definitivo alla stretta, annunciata in queste ultime ore, contro i trafficanti di esseri umani. Nel corso delle ultime ore, paradossalmente, il dito dell’opposizione (sia politica, che mediatica) si è rivolto solo ed esclusivamente contro i ministri Piantedosi e Salvini, nonché contro il Presidente del Consiglio. Poco o nulla, invece, si è detto su quelli che sono i veri mandanti della strage: gli scafisti.
Ieri sera, al termine del cdm a Cutro, Giorgia Meloni ha promesso di “andare a cercare gli scafisti in tutto il mondo”, alimentando anche l’arrivo di una “risposta concreta” da parte dell’Europa. Non sono mancate tensioni coi giornalisti, che hanno chiesto più volte alla leader di Fratelli d’Italia di dare spiegazioni circa i mancati soccorsi al barcone di migranti affondato.
Responsabilità del governo?
In questi giorni, molti quotidiani mainstream hanno cercato di disegnare una responsabilità dell’esecutivo di centrodestra. Eppure, come rilevato lunedì scorso da Quarta Repubblica, sarebbe una mail di Frontex a prosciogliere qualsiasi omissione o ritardo del governo. Frontex, infatti, non lancia alcun “mayday” e non segnala particolari problemi di navigabilità del barcone. Oltre a non esserci alcuna segnalazione di allarme o richiesta di aiuto dall’imbarcazione in questione, come ha spiegato il ministro in aula alla Camera.
Per questo, come da protocollo, è scattata un’operazione di polizia marittima per bloccare il traffico di esseri umani. In virtù di ciò, gli scafisti avrebbero dirottato il barcone in prossimità della costa, urtando però una roccia. A quel punto, come affermato dai superstiti, il mezzo avrebbe cominciato ad imbarcare acqua.
Nuove pene per gli scafisti
Insomma, la responsabilità è chiara e lampante, ed è solo degli scafisti. Nel caso concreto, nessuna critica può essere mossa all’esecutivo Meloni, che invece ha voluto intervenire direttamente sul nocciolo della questione col nuovo decreto Flussi, cercando di bloccare ex ante il traffico di essere umani. La novità è sicuramente l’aumento di pena per gli scafisti, i quali potranno essere condannati ad una reclusione che va dai 20 ai 30 anni, in caso di morte o lesioni gravi per il traffico di persone.
L’intervento sui centri d’accoglienza
Tutte le regioni, come specificato ieri sera da Matteo Salvini, dovranno dotarsi di almeno un Cpr, ovvero i Centri di permanenza per i rimpatri, mentre il ministro Piantedosi ha ribadito la finalità del decreto di abbreviare i tempi delle espulsioni. “Saranno abbreviati i termini – ha spiegato il titolare del Viminale – che oggi, ad esempio, dopo l’espulsione comminata dall’autorità giudiziaria, prevedono il provvedimento amministrativo da parte del questore e poi la pronuncia del giudice”. Altro tassello decisivo è il fatto, nell’ottica della possibilità di impugnativa entro determinati tempi, che l’espulso sia “materialmente residente all’estero, e non solo formalmente”. Il ministro dell’Interno ha poi affermato di aver esteso i tempi per i permessi di lavoro da due a tre anni.
Per approfondire:
- Migranti, il naufragio e le mail di Frontex. Come sono andate (davvero) le cose
- Immigrazione, Meloni segua il modello Sunak
- Immigrazione, i veri numeri sugli stranieri criminali
Altro ruolo importante del decreto è stato assunto dai centri d’accoglienza. Quelli non conformi alle norme di legge, infatti, saranno oggetto di commissariamento da parte dei prefetti. Una norma ironicamente definita “anti-Soumahoro”, che ha mandato su tutte le furie il deputato con gli stivali, il quale ieri ha parlato addirittura di “diffamazione” da parte del governo. Salta invece la proposta del ministro Crosetto di mettere in campo la Marina Militare per fronteggiare gli sbarchi dei migranti, originariamente presente nella bozza.
La domanda che ora ci si pone è questa: basteranno gli aumenti di pene per bloccare gli scafisti? E fermerà il traffico di esseri umani il rischio per quei criminali di farsi 30 anni di carcere in Italia? Su sbarchi e rimpatri il governo deve dare un’accelerazione. I Cpr dovrebbero accelerare i processi, nella speranza poi che l’Ue trovi il modo di modificare quei trattati che penalizzano gli Stati di primo approdo.
L’ultima novità riguarda i decreti Flussi che saranno triennali, 2023-2025, riservando a quei Paesi africani e asiatici che “promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche, aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale, derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”, ricompense con quote privilegiate per gli ingressi legali.
Matteo Milanesi, 10 marzo 2023