Citofonare Roberto Saviano. Mentre lo scrittore piagnucola sui giornali di mezzo mondo, fingendosi perseguitato da un presidente del consiglio che l’ha querelato quando era all’opposizione, c’è chi quel premier non nasconde di volerlo eliminare. “Meloni fascista sei il primo della lista”, cantavano le femministe di “Non una di meno”. Anzi: una di meno anche sì, basta si chiami Giorgia, abbia la colpa di essere di Destra e pure leader del Paese. Perché torcere un capello ad una signora fa giustamente scendere in piazza le femen di tutta Italia, ma se poi sono loro stesse a minacciare di “mangiare il cuore” e di “fare la guerra” alla Meloni, allora tutti zitti. Nessuno che abbia il coraggio far notare loro l’ipocrisia di chi minaccia violenza ad una manifestazione contro la violenza sulle donne.
Un giorno ci spiegheranno per quale motivo un corteo femminista dovrebbe prendersela contro il primo premier del gentil sesso. Ma forse deve essere il brodo culturale in cui crescono certi movimenti. Forse leggono grandi intellettuali convinte che Meloni sia donna ma non abbia “un modo di fare femminista”, vedasi Michela Murgia. O forse si accodano a Saviano, libero di insultare una leader dell’opposizione definendola “bastarda” ritenendola licenza poetica e non maleducazione maschilista. Allora perché stupirsi?
Basta sentire tal Donatella, intervistata dall’agenzia Dire, per capire la bassezza del ragionamento. Accusano il governo di “fare violenza” contro le donne. Un esecutivo “che ci attacca”. E dove? Su cosa? Ha forse vietato le riunioni delle femen e reintrodotto lo ius prime noctis? Siamo forse finiti sotto un regime talebano, con la scuola vietata alle bambine e il velo imposto ad ogni adolescente? No. Le femministe lamentano un governo, appena insediato, che “non dà nulla per il lavoro” e “vuole togliere il reddito di cittadinanza”. Cosa c’azzecca tutto questo col femminismo? Un fico secco. Rivendicazioni grilline, più che contro la violenza sul gentil sesso. Come non c’entra una mazza l’accusa di far passare “un messaggio che siamo donne utili solo a fare figli per le fabbriche e per la guerra”. Ma dove lo hanno letto? Nel programma di Fratelli d’Italia no di certo, possiamo testimoniarlo.
Appare ormai chiaro si tratti solo di contestazioni pretestuose, la maggior parte delle volte intrise di quell’odio che si giura di voler combattere. Donne che odiano le donne, anzi una donna sola. Donne che vorrebbero “mangiare il cuore” a Giorgia Meloni, anche se giurano sia “una citazione” del film con protagonista Elodie. Donne che però l’hanno già indicata come “la prima della lista”, frase minacciosa di facile interpretazione. Donne che usano termini intimidatori, e poi frignano se la Digos le identifica. In perfetto stile Saviano.
Giuseppe De Lorenzo, 27 novembre 2022