di Raimondo Cubeddu e Marco Menon
Sono passati cento anni dalla morte di Carl Menger, fondatore di quella scuola di studi economici e, più ampiamente, sociali che va sotto il nome di Scuola Austriaca da cui molti pensatori liberali e libertari hanno preso le mosse. E oggi, forse come mai prima dai tempi della Seconda guerra mondiale, c’è bisogno assoluto, financo urgenza, di riscoprire questi pensatori proprio a partire da quello che a tutti gli effetti è considerato il loro capostipite. L’occasione può essere il volume Un altro Menger. Scritti polemici (Liberilibri) in cui i curatori Raimondo Cubeddu, massimo esperto italiano di Carl Menger, e Marco Menon offrono, per la prima volta in una lingua diversa dal tedesco, una serie di scritti che permettono di gettare nuova luce sulla figura di un economista e filosofo sociale da annoverare tra i più grandi e innovativi di tutti i tempi.
Dopo un ampio saggio introduttivo di Cubeddu, la prima parte del volume è dedicata al rapporto tra Menger e il principe Rodolfo, erede designato al trono austroungarico dopo il padre Francesco Giuseppe, che però chiuderà la sua breve vita dissoluta morendo suicida insieme alla sua amante, preannunciando così quella finis austriae che tanta letteratura ha raccontato. Menger fu per un periodo il “consigliere” del principe, guida nella comprensione degli affari politici, sociali ed economici. Gli scritti di Menger in proposito, tra cui due sentiti necrologi scritti dall’economista a seguito dei tragici fatti di Mayerling, forniscono una preziosa testimonianza sul carattere, sulla formazione e sulle idee politiche del principe ereditario e una panoramica originalissima di quel periodo storico e delle idee che l’attraversavano (idee che avrebbero plasmato la storia della prima metà del Novecento).
La seconda sezione è dedicata ai primi sviluppi della Scuola Austriaca, e raccoglie scritti in cui Menger discute le opere dei principali esponenti di tale orientamento scientifico: Eugen von Böhm-Bawerk, Friedrich von Wieser, Eugen von Philippovich e altri. In questi testi emerge chiaramente la consapevolezza e l’orgoglio con cui Menger accompagna l’affermarsi di quella che egli stesso riconosce, nel 1889, come “Scuola Austriaca di economia”, ma non solo. In una lunga recensione a un libro dell’economista austriaco Friedrich Kleinwächter, Menger si sofferma a lungo sui principali teorici del cosiddetto socialismo scientifico, tra cui Karl Marx che critica in modo insuperabile per la sua teoria del valore-lavoro. Inoltre, in modo quasi sorprendente per un pensatore di orientamento liberale, Menger manifesta poi una spiccata attenzione per la questione sociale, sensibilità condivisa dal suo allievo Rodolfo, senza però cedere ad alcuna inclinazione statalista. Ciò emerge con chiarezza dall’interesse mostrato dall’economista per alcune nuove forme di retribuzione dei lavoratori salariati: soluzioni flessibili che permettevano, mediante accordi tra datori di lavoro e operai, di superare i frequenti e sterili scontri tra le parti.
Nella terza sezione troviamo, tra gli altri scritti, una testimonianza della sensibilità di Menger per l’istruzione femminile, decisamente insolita per l’epoca. Infine viene presentato uno degli interventi pubblici più significativi del grande economista, che con l’editoriale La conquista delle università nel 1907 interveniva nella rovente polemica contro il sindaco di Vienna, Karl Lueger (fortemente antisemita, e in seguito molto ammirato da Hitler), il quale aveva dato voce all’intenzione dei cristiano-sociali di prendere il controllo delle università per riportarle nella sfera di influenza della Chiesa cattolica.
In risposta a questo densissimo scritto, un oscuro gesuita viennese, Alois J. Peters, nel 1908 pubblicò un volume di oltre 400 pagine in cui vengono discusse criticamente le idee morali e religiose di Menger. Di quest’opera e del suo contesto rende conto il saggio di Menon in appendice.