Come noto, l’età media dei morti Covid è 81 anni e l’aspettativa di vita media è 81 anni in Italia. Se ci sono ad esempio mille decessi di età media sui 45 anni susseguenti alla vaccinazione, questo dato in termini di anni di vita persi, equivale a 35 mila decessi Covid. In parole povere non è la stessa cosa morire a 45 o 85 anni e i casi che si leggono susseguenti alla vaccinazione rientrano in una casistica di persone molto più giovani di quelle decedute con Covid.
I dati che abbiamo elencato non appaiono sui giornali cartacei, ma chiunque può verificarli e notare questi fatti evidenti:
1. nonostante la vaccinazione di massa la situazione in diversi paesi l’anno scorso in giugno e luglio, specie con riferimento ai contagi, era in realtà un poco migliore di quest’anno;
2. ci sono alcuni esempi molto chiari nel mondo (isole tropicali) in cui la vaccinazione ha coinciso con l’arrivo dei contagi e morti;
3. i morti susseguenti alla vaccinazione hanno in media 30 o 40 anni di meno dei morti Covid per cui hanno un impatto sociale molto maggiore.
Occorre, a nostro avviso, evitare le polemiche e prese di posizioni ideologiche e esaminare in modo obiettivo tutti i dati sui morti Covid, morti di altra natura, morti susseguenti alla vaccinazione e andamento stagionale dei contagi. Questi dati non sono un monopolio di alcuni esperti nominati dal governo, dovrebbero essere alla portata di tutti i cittadini che vogliano documentarsi. Non siamo oggi in una guerra mondiale dove si combatte il nemico esterno che invade e allora si impone la censura sulle notizie che possono influenzare il morale della popolazione. Il compito dei media qui non sarebbe quello di fare da cassa di risonanza di ciò che dicono le autorità. Questa non è la guerra del “vaccinare subito e tutti”, ma un problema sanitario in cui finora l’Italia ha avuto risultati tra i peggiori al mondo.