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Meno parole, più Italvolley: così, Egonu, si vince l’oro

La nostra pallavolo conquista uno storico oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Sia lode a Velasco, ma frenate la retorica

Paola Egonu (2)

Oh che bello, che meraviglia, evviva, si chiude in bellezza, trionfo Italvolley in rosa, in nero, in slavato, schiantata l’America imperialista, sia lode a Velasco e a tutto il resto, della serie: ciacolare di meno, in padovano, sull’Italia di merda, e giocare di più, che i risultati arrivano.

Bello stupendo meraviglioso storico. Adesso però fateci un favore: non fateci rigurgitare tutto in conati di retorica. Non inquadrate solo Egonu, la lunga, la mora, la ipersex, non date il merito solo alle colorate, non dimenticatevi delle altre disgraziatamente pallide, magari, ecco, scatenate l’inferno sul luogo comune delle femmine, donne, XX, anche se ormai a distinguere non soccorrono più manco i cromosomi, è sgradita la genetica, è maleducata, sgraziata, meglio il passaporto, autocompilato, percepito, però per amor di wokecomunismo si può fare uno strappo e allora dai con la giostra delle femmine donne non maschie che vincono al torneo femminile di pallavolo femminile.

E tenetevi sulla santificazione di Velasco, avete già cominciato, ma tenetevi, come diceva er sor Cobelli, siccome Julio è comunista, progressista, piddino, non veniteci a scassare con la risposta dei globalisti, non ficcateci a forza la sora Meloni che chissà perché dovrebbe vergognarsi, lasciate perdere la UE, le ong, Casarini, il cardinal Zuppi di Sant’Egidio, Sant’Egidio, non inzuppateci per l’amor del cielo nell’agiografia argentina per Velasco, il fratello trucidato dai militari, lui capo dei giovani universitari marxisti, la resistenza pampera, Julio come Bergoglio, le italiane di nuova generazione, che nessuno ha mai capito che significa, anche basta, grazie, limitiamoci a considerare il coach un ottimo tecnico, uno stratega, un motivatore, magari pure un opportuno paraculo, che non guasta, uno che ha saputo far rigare dritto lo spogliatoio, cucire le bocche troppo larghe, mettere il paralume alle stelle troppo autocompiaciute, e così i risultati piovono, i trionfi esplodono.

Bene brav* bis, tutto strameritato e tutto molto bello, avrebbe detto Pizzul, e proprio per questo esageroma nen. Finiamola qui. Gioiamo in letizia e asciughiamo in pannoloni di verità le pisciate di patetismo cromatico etnico cromosomico geopolitico climatico. Davvero, non occorre. Che bisogno c’è? Dove va a parare? Chi se le beve poi tutte queste parole ideologiche ma senza corpo? Silenzio, per favore. 4’33” di silenzio, come il pezzo di John Cage: vedrete che tutto trova il suo senso, un senso di realtà.

A dimostrazione che anche nello sport, soprattutto nello sport meno si parla e più si vince. E la retorikawoke è una patacca, una medaglia di latta che non vale niente e non porta successo ma solo eccesso, vuoto, stupido, pesante. Viva la pallavolo, viva le olimpiadi, viva l’italia che ha vinto perché era la più forte, con un allenatore che era il più abile e il più furbo, è non c’è altro da aggiungere niente da ricamare, niente da mentire. Per una volta, c’è quello che c’è e non serve di più e non serve neanche spiegare. Evviva!

Max Del Papa, 11 agosto 2024

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