Mentre l’Italia muore, il ministro Costa pensa al bio

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Mentre l’Italia è destinata a morire economicamente, per fortuna che al ministero dell’Ambiente c’è qualcuno che si occupa della temperatura con la quale produrre il caffè e scaldare la cioccolata calda: ebbene essa non può superare i 50 gradi.

Burocrate verde

Forse con l’intento di ridurre le emissioni. Peccato che un’altra legge, evidentemente sconosciuta agli apprendisti baristi, invece imponga una temperatura minima di 65 gradi (per motivi igienici). Se pensate che stiamo perdendo la testa e il senno alla De Luca, per intenderci, sbagliate di grosso. È solo un antipasto di ciò che potete leggere in una bozza predisposta dagli austeri uffici ambientali e che si chiama: Criteri ambientali minimi per i distributori di alimenti e bevande automatici. Non scappate: sono quelle installazioni che oramai trovate un po’ dappertutto, dalle stazioni agli ospedali, dalle caserme agli uffici, che vendono il panino, le merendine, la Coca e l’acqua. Distributori che, inoltre, in fase di lockdown e morte della somministrazione «in presenza», diventano ancora più essenziali. A leggere quel testo si intuisce come l’Italia sia finita, morta. E non solo per le nuove regole Covid, ma per l’assurda burocrazia che metterà al tappeto anche quei pochi che nonostante tutto oggi riescono a sopravvivere. Una burocrazia verde, alla slow food, biologica, assurda, che neanche Maria Antonietta, sì proprio lei quella delle brioche al temutissimo burro, avrebbe potuto mai pensare.

Snack bio per legge

Ma andiamo per ordine. L’Italia ha la più forte presenza in Europa di distributori automatici di alimenti e bevande: circa 800mila. Non solo: siamo il primo produttore di questo genere di apparecchi che vendiamo in tutto il mondo. Circa tremila aziende, con 33 mila dipendenti diretti. Un’eccellenza della nostra meccanica. Che si coniuga con la nostra grande filiera agroalimentare.

Cosa si sono pensati al ministero dell’Ambiente? Di predisporre delle linee guida (per ora, grazie al cielo solo in bozza) per regolare forma e contenuto, di questo business. Alla faccia dei criteri ambientali cosiddetti minimi, dentro ci sono dettagli su tutto. Pensate un po’ voi, qualche funzionario del ministero ha esplicitamente deciso quale tipo di frutta secca si deve vendere. Devono essere solo di questi tipi e varietà; «Sorrento, Malizia, Cervinara, Feltrina, Porisienne». Come se le attuali confezioni sul mercato tenessero conto di tutte queste specifiche. Gli snack salati e dolci devono essere obbligatoriamente biologici, con limiti rigidi di sodio e zucchero. La Fiesta non la trovate, ma neanche i Bajocchi. Ci deve essere per forza un cestello con yogurt e/o Kefir biologico. Neanche a dirvi che è ovviamente obbligatorio il prodotto vegano e quello privo di glutine. La cioccolata fondente ci deve essere, ma solo se proviene da commercio Equo e solidale. E sempre che, come già detto, sia preparata a 50 gradi.

La legge prevede che vengano installate nuove macchine che seguano una tabella di consumo energetico talmente basso che nessuno oggi è in grado di realizzarle. Debbono obbligatoriamente essere collegate all’acqua dell’acquedotto, anche se esso non esiste o trasporta acqua non potabile. I bicchieri di questi trabiccoli automatizzati devono essere obbligatoriamente fatti in polpa di cellulosa, che anche l’ultimo degli impiegati delle ditte che li producono, sa che non possono essere utilizzati in modo meccanizzato. In alternativa possono essere di carta: genialata. Visto che contengono una pellicola di plastica, che li rende non smaltibili. Tutto per essere plastic free: la plastica al contrario si può trattare e riusare. Ma vaglielo a spiegare.

Le indicazioni alimentari, dai pochi salumi permessi, al tipo di pane, ai grassi scelti, di fatto cancellano la totalità degli alimenti oggi distribuiti da queste macchine automatiche. Sia chiaro, per chi non abbia ancora colto il senso, non si tratta di cibi vietati: al contrario sono quelli che trovate in ogni bar (se ancora aperto) e supermercato. Ma l’ideologia verde non riuscendo a vietarli per tutti, li vieta nei distributori automatici: obbligare uno per educarne cento.

Potremmo continuare per pagine, tante quante sono quelle predisposte dai tecnici del ministero. La sostanza non cambia: siamo in un mondo di matti. In cui alcuni «illuminati burocrati verdi» magari in smart working stanno aggiungendo danno al danno, ritenendo, follemente, che il loro stipendio verrà pagato dai contribuenti per sempre. Gli auguriamo un bel panino alla mortadella.

Nicola Porro, Il Giornale 25 ottobre 2020

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