Se i destini del mondo liberale sono in mano alla cantante Shakira e al presidente cinese Xi Jinping, è chiaro che avremo altre cento Brexit e un numero imprecisato di Trump in giro per il mondo.
E sarà meglio così. Succede che ogni anno i «grandi» della terra si riuniscano a Davos. Li capiamo. La località sciistica svizzera è amena e soprattutto a due passi da Samaden, l’aeroporto di Saint Moritz dove gli aerei privati delle star atterranno senza la fastidiosa presenza di vicini di linea.
Una piccola congrega di rich kid si vede con la scusa del World economic forum. Si coccolano a vicenda, i giornali di tutto il mondo li seguono come se fossero gli dèi dell’olimpo che una volta l’anno scendono sulla terra. La caratteristica di questi incontri è di raccontare i destini del mondo. Non ne hanno mai azzeccata una. Ma in questo Hollywood Party, c’è divertimento per tutti.
L’anno scorso ci hanno spiegato come fosse impossibile la Brexit e ancor mano la vittoria del populista Trump. Quest’anno, proprio in concomitanza con Davos 2017, the Donald giurerà sulla Bibbia, e Teresa May ha annunciato che l’uscita dell’Europa dal Regno Unito (basta leggere il popolare Daily Mail per capire come gli inglesi vedono la vicenda capovolta rispetto a noi continentali) sarà nella versione dura e non quella annacquata che qualcuno avrebbe gradito.
Ma arriviamo ai giorni nostri. Quest’anno Davos verrà ricordato con la dura e coraggiosa presa di posizione di Shakira, la cantante del Waka waka, contro la povertà e le disuguaglianza. Proprio lei che è un manifesto vivente della disuguaglianza. La splendida cantante colombiana ha un patrimonio stimato superiore a duecento milioni di dollari e nel 2008 ha firmato un contrattino con la Sony da 300 milioni di dollari (avete letto bene, trecento milioni di dollari).
Fa benissimo a occuparsi di povertà, ma la signora lasci perdere, per carità, le disuguaglianze. Gli artisti, si sa, si devono pulire la coscienza del loro successo. Ma vedere e sentire il leader del più importante partito comunista esistente, quello cinese, che racconta a un’adorante platea la necessità di tutelare il libero mercato contro il protezionismo di Trump, dovrebbe far ridere.
E invece lo prendono tutti sul serio. No scusate, è lo stesso partito che ha obbligato Apple (che ha acconsentito) a togliere dal suo negozio on line, l’applicazione del New York Times, pericolosa per i cinesi? E a Davos il giornalista unico mondiale, prende pure sul serio il nuovo Adamo Smith?
Ma per piacere. Una sculettata di Shakira è anche più nobile di questa giravolta di Xi Jinping, ma entrambe ci portano dritti dritti a dieci, cento, mille Trump e infinite Brexit.
Nicola Porro, Il Giornale 19 gennaio 2017