Ci risiamo, è di nuovo Natale, il Natale quando arriva, arriva e si porta il solito corredo di doni negati, cioè di divieti, di proibizioni. A Villa Verucchio, nel Riminese, rispolverano la solita tiritera contro il Merry X-Mas che sta in tutti i Paesi anglofoni del mondo e noi siamo inzuppati, siamo saturi di cultura anglofona, cresciuti con i video degli X-Mas da Withney Houston a Mariah Carey e nessuno ha mai fiatato ma di colpo viene fuori che non si può, non si fa, è propaganda fascista, Vannacci e tutto il resto.
E se a Lecce o Biella bofonchiano ma lasciano stare, a Villa Verucchio non la lasciano passare, spengono le luci e il motivo lo spiega da par suo al Carlino la sindaca: “La scritta X Mas può avere più di un significato. Oltre a indicare Natale potrebbe avere un significato fascista e richiamare la X Flottiglia Mas” (corpo militare indipendente fascista, ndr). Quindi, ha aggiunto, “per evitare polemiche e fraintendimenti che come al solito esistono, ancorati ai nostri principi antifascisti, abbiamo chiesto che l’addobbo natalizio venga sostituito subito con un altro”.
Direbbe Marx (Groucho): “Questa trombonata pare una cazzata, ma non lasciatevi ingannare: lo è davvero”. Diciamo noi, più modestamente: non lo è affatto, e alla sindaca con tre A dei princìpi antifascisti importa fino a un certo punto, per non dire niente: si sta semplicemente mettendo in scia al woke d’importazione, il cui agente per il vecchio continente si chiama Ue. È da Bruxelles che parte l’odio verso il Natale cattolico-cristiano con tanto di bando a formule augurali, iconografie, presepi, alberi: meglio le installazioni commerciali, orrende, delle catene cosmetiche, meglio i presepi en travesti, se proprio si debbono fare, comunque vietato augurare: niente Buon Natale, italiano o anglofono che sia, solo perifrasi assurde, vigliacche, tipo “buone feste di inverno a tutt e tutt”.
Io ho appena assistito a tre videoconferenze di fila, ospite di un vecchio amico che lavora in smart working, ossia confinato a casa, per un enorme gruppo bancario internazionale: ogni meeting, ma adesso si dice “call”, sempre coi soliti schiavi partecipanti, cambiava solo l’omino relatore, ammesso che non fosse già una proiezione dell’intelligenza artificiale, l’omino esordiva puntualmente con la formula anodina, “già che ci siamo auguri a tutt e tutt di buon fest”. Alla Cattivik; quindi proseguiva in un delirio di parole di fumo che per venti minuti, mezz’ora, non significavano assolutamente e rigorosamente niente, tipo “stiamo ultimando un anno nel segno di forti criticità che tuttavia non ci hanno impedito di conseguire quelli che erano gli obiettivi primari nel segno di una empauerizzazione degli schill”. Il mio amico ne approfittava per far ginnastica da camera, io gli chiedevo, ma hai capito qualcosa? E lui? “Niente!”, e gli brillavano gli occhi di sarcasmo.
Ecco, lì capivi cosa è il woke e come si proietta fino agli auguri, alle lucette, agli X-Mas che brillano. Non è questione di Decima o del Vannacci comicamente avvolto nella nuvola cannifera di Fedez il quale subito dopo sale sulla Lamborghini e parte a 200 all’ora (Salvini che fa? Piglia nota?), la lotta, continua, in questo caso, è al Natale. Che in quanto tale non augura più neanche Papa Bergoglio. State pur certi che se invece che merry X-Mas a Villa Verucchio avessero acceso una scritta “Felici auguri di un santo Natale”, la sindacAAA piombava uguale con la falce e il martello per sfasciare tutto. È l’Europa, che dice: il Natale non è inclusivo, gli islam possono offendersi, attenti, noi siamo tolleranti, ma fino a un certo punto. E fanno quei prontuari nazicomunisti con le formule proibite, debitamente e oscenamente riscritte.
Ricordate, tre anni fa, in piena psicosi da lockdown, il “documento” della commissaria, in senso staliniano, all’uguaglianza Helena Dalli, responsabile per la comunicazione della Ue? Vietati gli auguri, e vietato chiamarsi “Maria”: talmente demenziale (tra le varie follie, la pretesa di sostituire “feste” con “festività”, considerato, chissà perché, più inclusivo), che alla fine venne ritirato. Ma queste cose sono come il lockdown, le mascherine e tutto l’armamentario autoritario del Covid, sospese magari, congelate, ma stanno lì, pronte per venire sghiacciate alla prima occasione.
È il concetto di resilienza che piace alla Baronessa Siringa, cioè “non vi passerà mai”, e che le zelanti sindache romagnole subito acquisiscono. No merry X-mas, oh, yeah, e già che ci siamo tiriamo giù anche l’addobbo, che magari si può sostituire con qualcosa di più in linea, non so, Elly Schlein e Chiara Valerio che osservano amorevoli la nascita di Leo Caffo mentre Landini e Raimo lo riscaldano col fiato e Ilaria Salis, Carola Rackete e Mimmo Lucano gli recano manganelli, canne e permessi di soggiorno. A Natale puoi: puoi vietare puoi, puoi stravolgere, puoi proibire puoi.
Max Del Papa, 18 dicembre 2024
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