Il dibattito di queste ore sulla messa di Natale è surreale e testimonia una volontà da parte del governo di imporre ai cittadini come vivere e comportarsi anche in assenza di motivazioni scientifiche o razionali. Per logica, qual è la differenza tra celebrare la funzione religiosa alle dieci di sera invece che a mezzanotte? Forse il virus diventa più pericoloso con il calare delle tenebre? In base a quale criterio? Nel braccio di ferro tra il governo e la Chiesa (e soprattutto i fedeli) sull’orario della messa di Natale, emergono tutte le contraddizioni, i dubbi e gli interrogativi sulla gestione della pandemia da parte dell’esecutivo.
Al di là delle misure necessarie per cercare di contenere il contagio, sembrano esserci decisioni che rispondono ad altre logiche rispetto a quelle sanitarie e scientifiche facendo emergere contraddizioni difficilmente spiegabili. Un esempio su tutti è il caso degli impianti sciistici che, mentre rimarranno chiusi in Italia, ci si potrà recare come se nulla fosse al di là del confine in Svizzera con la conseguenza che le persone si esporranno allo stesso modo ai rischi del contagio ma affossando ulteriormente l’economia italiana a tutto vantaggio di quella elvetica. Il caso della messa di Natale è ancor più grave e profondo perché riguarda un cardine della democrazia come la libertà religiosa.
Pensare di trattare la religione come fosse un qualsiasi ambito della società testimonia non solo una secolarizzazione ormai dilagante ma anche una mancanza di rispetto verso la Chiesa e la maggioranza della popolazione italiana cattolica. Come ha affermato il filosofo Pierre Manent su Le Figaro riferendosi al contesto francese dove il governo ha vietato le funzioni religiose suscitando sdegno e proteste tra i vescovi e i fedeli, siamo di fronte a “una offesa deliberata alla Chiesa cattolica”.