Il guardrail fatiscente, un difetto delle batterie elettriche del bus, c’è chi ha anche ipotizzato un malore dell’autista del mezzo. Non si fermano le piste e le indagini che stanno riguardando il tragico incidente dell’autobus a Mestre, che è costato la vita di 21 persone (tra queste, ben 9 ucraini ed un bimbo). Si trattava comunque di modello E-12 del colosso cinese Yutong (numero uno al mondo nel settore), con propulsione esclusivamente elettrica e 400 km di autonomia assicurati da pacchi batteria per complessivi 350 kW collocati sul tetto. Una posizione considerata sicura dai più, ma le recenti polemiche si stanno incentrando proprio su questo punto.
Tragedia Mestre, colpa dell’elettrico?
Tra i primi, è stato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, affermando che “le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione”. E ancora, “in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico, uno spunto di riflessione è il caso di farlo”. Dall’altra parte, però, le indagini si stanno rivolgendo essenzialmente sul guardrail, visto che l’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura. Tra quelli che poi assolvono a priori le batterie elettriche del pullman, vi sono coloro che sostengono l’assenza di un incendio prima e dopo l’impatto. Eppure, è lo stesso procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ad affermare di non potere escludere una potenziale fuoriuscita di gas e anche “su questo stiamo lavorando”.
Insomma, un possibile ruolo delle batterie elettriche nella tragedia è ancora da verificare, seppure non possa essere escluso a prescindere da qualsiasi forma di responsabilità. Nonostante tutto, un problema di fondo c’è eccome. E a spiegarlo l’amministratore delegato di Aisico, Stefano Calamani, un’eccellenza del made in Italy nei crash test e nelle prove di impatto dei veicoli contro barriere di sicurezza stradali e attenuatori ferroviari.
Il dubbio sui veicoli elettrici
Dopo aver sottolineato come siano a rischio circa 600mila chilometri di strade italiane, a causa dell’assenza di risorse finanziarie necessarie “per adeguare le barriere ai più moderni standard di sicurezza”, ha pure presentato una particolarità di questi mezzi elettrici, che potrebbe essere prodromico a rischi che poi – come abbiano visto – possono trasformarsi in tragedia: l’altezza ed il peso.
Per approfondire:
“Ora si parla continuamente di veicoli elettrici”, afferma Calamani, che poi prosegue: “Bisogna sapere che questi veicoli pesano molto di più di quelli tradizionali. Le norme di crash, inoltre, risalgono a circa trent’anni fa, quando i mezzi in circolazione erano assai diversi rispetto a oggi”. E arriva al punto centrale: “Quindi, in caso di impatto con un veicolo elettrico, gli attuali guardrail, anche quelli di ultima generazione, non sono in grado di contenerlo, proprio perché pesa assai di più e, in caso di incendio, i motori elettrici sono molto più difficili da spegnere”. Il tutto riguarderebbe anche alcuni veicoli non elettrici, per esempio i pullman a due piani.
Il problema, però, non è esclusivamente italiano, proprio perché “nessuna barriera al mondo potrebbe contenere” questo tipo di mezzi, in quanto “hanno un baricentro talmente alto che appena sbattono contro la barriera si ribaltano”. Uno scenario preoccupante che lo Stato (come speso accade) ha riversato sulle spalle dei privati, gli unici a presentare alla Commissione Europea una proposta di revisione delle norme sulle barriere di sicurezza.
Il punto focale comunque, che si deduce dalle parole dell’Ad di Aisico, rimane il rischio maggiore che i veicoli elettrici trovano nella circolazione, a causa delle loro dimensioni. Ma soprattutto il fatto che, a tragedia avvenuta ed in caso di incendio, il motore del tipo è molto più difficile da spegnere. Uno scenario che potrebbe riguardare pure il pullman di Mestre, anche se è ancora presto dirlo: la situazione è nel pieno delle indagini.