“Mettere il nostro corpo in mezzo a quello dei migranti”. Che vuol dire?

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Settimana politicamente moscia se non crescesse l’attesa per l‘imminente arrivo di CR7 a Torino, tornata capitale d’Italia.

Arriva Ronaldo, Torino in estasi

Abbiamo sostituito la Fiat, vecchia e malandata, con la giovinezza perenne di CR7. Alberto Sacco, Assessore a Commercio e Turismo della giunta pentastellata, ha sentenziato: “L’impatto di CR7 sarà pazzesco, il nome di Torino grazie a lui sarà conosciuto in tutto il mondo”.

Mi chiedo: a che servono allora le Olimpiadi? Maria Teresa Coppa, presidente dei commercianti è tranchant: “Si tappezzino bar, ristoranti, negozi con la sua immagine”. Il mio gelataio Miretti, (ormai ex) ha creato il gusto “Ginjinha” (liquore di amarena portoghese e fior di latte mixato) in suo onore. La maglietta bianca “Ronaldo 7” quota 150 € e va a ruba (al mio nipotino, Jacopo, regalerò quella di Nicolas N’Koulou difensore centrale del Toro che lo marcherà nel derby). L’aria che si respira oggi a Torino mi ricorda il 1973, quando la Sacra Sindone venne esposta, per la prima volta, verticalmente, anziché in orizzontale.

E poi la genialata fiscale, sembra una fake ma non lo è: tutto legale. Il fisco incassa il 50% del compenso lordo di 60 mln anno che la Juve gli pagherà per 4 anni (urca!). Cr7, grazie alla legge RenziGentiloni, con 100.000 € anno eviterà ogni tassa sui 50 milioni anno (100 in prospettiva) di fonte estera (urca! al cubo)

“Mettere il nostro corpo in mezzo a quello dei migranti”

Per fortuna mi è venuto in soccorso, dalle pagine del Corriere, Sandro Veronesi. Questi ha avuto un’idea fantastica “Mettere il nostro corpo in mezzo a quello dei migranti”. Suggeriva di farlo con Roberto Saviano, una suggestione politico-poetica. Questi però si è sfilato con eleganza, l’ha buttata subito in politica, declinando in diecimila battute il concetto di “corpo al centro di tutto”.

Cosa significa, nella realtà, “mettere il nostro corpo in mezzo a quello dei migranti”? Mi rifiuto di credere che Veronesi intendesse proporre di salire su una nave Ong, farsi qualche selfie, qualche intervista con mare forza 7, e scendere facendo la V. Sceneggiata non da lui. Lo capiremo più avanti cosa significa, forse ci spiegheranno non solo il “come” ma anche il “dove” i corpi si dovrebbero incontrare. Nel Niger francese? Nel deserto libico? Nei lager sotto costa? Al porto ove si negozia con gli scafisti il prezzo della traversata? Attendendoli in mezzo al mare? Maledetta execution, noi occidentali ricchi è sempre lì che cadiamo.

La Norvegia ha fatto i soldi. Ora si vergogna

Poco risalto a una notizia, vera, lo giuro, ma talmente assurda da apparire fake. La Norvegia fino agli anni Cinquanta era un paese di poveracci (come noi). Un freddo micidiale, stoccafisso e patate, tanti fiordi, pochi sghei. Un giorno scoprì immensi giacimenti di petrolio nel suo mare, lo Stato decise che una parte dei ricavi sarebbe stata allocata in un Fondo Sovrano.

Ora è il più importante del globo (oltre 1.000 miliardi di investimenti) e il suo Comitato Etico, vergognandosi di questa mostruosa ricchezza, ha deciso di uscire dalle aziende che operano nell’estrazione di fossili o nella generazione elettrica via idrocarburi (Enel è una di queste) e investire solo in aziende di rinnovabili.

Eticamente impeccabile, nulla da dire. Mi sfugge però la logica che è sottesa a questa nobile decisione. Poiché i quattrini necessari per fare gli investimenti “etici”, il Fondo Sovrano norvegese li lucra esclusivamente estraendo idrocarburi (non etici) dal mare norvegese, non sarebbe meglio mettere un bel tappo ai propri pozzi di idrocarburi (non etici), e non fingere di essere etici, evitando di arricchirsi non eticamente? Così tornerebbero poveri (come noi), ma, a differenza di noi, i norvegesi saranno poveri etici (vuoi mettere?)

Il Paradiso fiscale di Putin

Da scompisciarsi dal ridere l’orrore morale che trasuda nei giornali occidentali sull’ipotesi che la Russia di Putin si faccia, da buona ultima, il suo paradiso fiscale (avendo undici fusi orari ha bisogno di due “sportelli” uno nel Baltico, l’altro sul Pacifico). L’America da sempre ha il Delaware, persino i fiscalisti di basso conio sanno che se vuoi mettere al sicuro i tuoi quattrini sottratti al fisco portali a New York. Così come se sei una multinazionale tienili in Europa, non ci paghi le tasse e sono al sicuro. Se sei un riccone, come Ronaldo, vieni in Italia, con la legge RenziGentiloni paghi una cedolare secca di 100.000 € all’anno e sei tranquillo. Se però vuoi essere etico sul serio vai in Svizzera, lì tracciano tutto, come stabilisce il Facta, voluto da Barack Obama, per tutti, salvo loro.

Quello del ceo capitalism è un mondo capovolto, bellezza.

Riccardo Ruggeri, 13 luglio 2018

 

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