Mezzo centrodestra vuole il lockdown all’austriaca

La proposta (liberticida) fa proseliti. Frenano Zaia e Salvini

16.1k 148
generica_porro_1-1200

Ciò che appariva difficile da immaginare, si sta verificando: a chiedere il lockdown per soli non vaccinati sono i governatori di centrodestra. Il ligure Giovanni Toti da una parte, da settimane sulla linea rigorista di Speranza. E Massimiliano Fedriga dall’altra, da tempo considerato con Giorgetti tra i rivoltosi leghisti contro la segreteria di Salvini. I due vorrebbero proporre il modello austriaco: libera circolazione per chi s’è fatto iniettare il siero e tutti gli altri chiusi in casa.

La proposta di Toti: lockdown per i no vax

La bomba, che rischia di spaccare il centrodestra, la sgancia Giovanni Toti a margine dell’apertura del Salone orientamenti di Genova. Nonostante riconosca che “non vi è alcuna emergenza nella nostra regione”, nonostante gli ospedali siano “significativamente vuoti”, annuncia che i governatori chiederanno “che le misure restrittive legate alle fasce di colore” (bianco-giallo-arancione-rosso) “se devono valere per qualcuno, valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino”. Tradotto, se la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia o la Liguria dovessero cadere nel giallo, la re-introduzione delle limitazioni riguarderebbe solo chi – legittimamente – ha deciso di non vaccinarsi.

La lezione di Antonio Martino

Non ci vuole molto per capire che la misura sarebbe ben più tragica del green pass. Forse sarebbe il caso di riascoltarsi la lezione di un liberale vero come Antonio Martino, convinto che il lasciapassare (figuriamoci il lockdown discriminatorio) sia una misura “assolutamente ingiustificata”. “Vuoi vaccinari, ti vaccini; non vuoi vaccinarti, non ti vaccini. Questa è l’essenza del liberalismo“, ha spiegato Martino. Principio che va a farsi benedire se lo Stato prima concede una (falsa) libertà di scelta sul siero, poi introduce un obbligo surrettizio tramite il green pass al lavoro e infine, non contento, ci piazza pure il carico da undici del lockdown per soli non vaccinati.

L’idea di Toti sarebbe questa: introdurre un green pass a due velocità. “Chi si è vaccinato ha il diritto di vivere una vita normale”, sostiene il governatore. E già la cosa mette i brividi. Chi non s’è fatto la punturina, invece, “con il tampone potrà solo accedere ad attività e alla sopravvivenza” (bontà sua). Potrà cioè “lavorare, fare acquisti indispensabili”, ma non tutto il resto. Domanda: chi decide se un acquisto è “indispensabile”? Lo Stato?

La proposta ha raccolto il plauso di più di un governatore. Fedriga chiede che “se ci saranno restrizioni, siano per tutti tranne che per i vaccinati”. Stefano Bonaccini è pronto a “discutere” di un eventuale lockdown all’austriaca. Stesso discorso per Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, convinto che le limitazioni differenziate debbano scattare con la zona arancione. Infine, Attilio Fontana: “Non possiamo pensare a restrizioni per i cittadini che hanno dimostrato fiducia” in Pfizer e Moderna. Ergo: se dovranno esserci, che siano per i reprobi non vaccinati. Sono d’accordo anche Matteo Renzi, mentre di parere contrario restano Giuseppe Conte e Giorgia Meloni.

L’uscita dei governatori leghisti al traino di Toti, fatta eccezione per Zaia che – saggiamente – ricorda i “problemi di costituzionalità” del lockdown mirato ai no vax, dimostra però anche la difficoltà del segretario del Carroccio di tenere la barra dritta nel suo partito. Senza uscire in prima persona, infatti, Salvini ha fatto trapelare da “fonti leghiste” di condividere la linea del governo. Ovvero: visto che i numeri non sono così preoccupanti come quelli di Vienna e che il sistema sanitario regge, per ora bisogna “evitare nuove restrizioni”. Sempre che i falchi del lockdown, tra qualche giorno, non abbiano la meglio.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version