Il caso Soumahoro

“Mi chiese un incontro con Fico”. Nuove ombre su Soumahoro e i migranti

Spuntano nuovi reati contro la suocera. L’ex senatrice di Sinistra Italiana: “Facciamo meno eroi e più contenuti”

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Continua ad estendersi il caso giudiziario contro la suocera di Aboubakar Soumahoro, indagata per il reato di malversazione a danno di numerosi migranti, sfruttati e non pagati dalla sua cooperativa Karibu. Come ricordato più volte su nicolaporro.it, la compagna del parlamentare autosospeso di Sinistra Italiana-Verdi è stata consigliere della associazione, ma il deputato fino a questo momento non è oggetto di alcuna indagine. Ieri, dagli studi televisivi di Piazzapulita, ha rimarcato ancora una volta la propria difesa, ma ammettendo di aver “commesso una leggerezza” a non approfondire la questione che legava la suocera al mondo delle cooperative.

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La confessione dell’ex senatrice

Una posizione che lo ha reso al centro di una vera e propria grana politica, che può diventare ancor più grande dopo le parole dell’ex senatrice SI, Elena Fattori, intervistata ieri dalla trasmissione di Corrado Formigli. L’ex parlamentare ha raccontato la propria esperienza del 2019, quando per la prima volta entrò in un centro Karibu. Fattori descrive le condizioni sanitarie precarie dell’area, dove “c’era muffa, sporco, un luogo che sembrava abbastanza abbandonato”. E continua: “Il cibo veniva passato dalle finestre e le scarpe dei ragazzi, che in quel momento non sapevo dove fossero, erano piene di fango”.

Ma non finisce qui. Nel corso dell’intervista, la senatrice ha raccontato di aver incontrato direttamente la suocera di Soumahoro, la persona che le ha presentato il centro Karibu: “Il compagno di mia figlia ti conosce”, ha affermato la donna rivolgendosi alla Fattori. Una conoscenza già nota all’ex senatrice, la quale ha sostenuto anche di aver avuto “buonissimi rapporti con Aboubakar”. Eppure, confessa, l’ha lasciata perplessa la richiesta del deputato, originario della Costa d’Avorio, di “intercedere per indurre un incontro con Roberto Fico (ai tempi Presidente della Camera)”. Questo per “fare pressioni per non approvare i decreti sicurezza di Salvini“, che riducevano da 35 a 21 euro i fondi alle coop per ciascun migrante ospitato.

Fattori rimarca comunque il carattere legale della richiesta di Soumahoro, ma ne confessa “l’inopportunità politica”, proprio a causa dei rapporti familiari che lo legavano al mondo delle cooperative: “I decreti avevano un impatto economico sui centri di accoglienza, e poi scopro che un parente gestisce centri di accoglienza, non c’è nulla di illegale, però inopportuno da un punto di vista politico. L’ho fatto presente ancor prima della candidatura di Aboubakar ai vertici di Sinistra Italiana”. Da qui, l’ex senatrice ha specificato come la sua idea sarebbe stata quella di “appoggiarsi alle categorie e non alle singole persone”. E sentenzia: “Facciamo meno eroi e più contenuti. Soumahoro è stato un personaggio dei talk-show“.

Ipotesi truffa

Nel frattempo, spuntano nuovi problemi per la suocera. Nell’indagine preliminare si ipotizza anche l’ipotesi di reato di truffa. Questa volta, sotto la lente d’ingrandimento della Procura, vi sarebbero i bandi pubblici vinti nell’ultimo decennio dalle due coop. 62 milioni di euro in sette anni. La questione è chiara: com’è possibile che il centro Karibu fosse così in difficoltà da non riuscire a pagare gli stipendi, se invece era in grado di ottenere bandi pubblici così onerosi? A ciò, ovviamente, si aggiunge anche la redistribuzione dei compensi, pari a 240mila euro, tra la suocera, la compagna di Soumahoro ed i vertici della coop, che hanno permesso ai familiari del deputato di aprire un resort in Ruanda.

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Un caso che sta diventando una vera polveriera, anche dopo l’intervista de La Stampa ad un’operatrice sociale della Karibu, la quale ha confessato di attendere circa 20mila euro da ben due anni: “In 26 ci siamo rivolti al segretario di Uiltucs, Gianfranco Cartisano, per ottenere giustizia. Io mi sono licenziata per giusta causa”. E conclude: “Non mi capacito del fatto che gli enti che appaltavano i lavori non hanno mai fatto un controllo per verificare se fosse tutto in regola. Abbiamo dovuto aspettare il sindacato per far venire a galla la verità”.

Matteo Milanesi, 25 novembre 2022

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