Mi riprendo la libertà

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È l’alba di lunedì 4 maggio, si preannuncia una giornata bellissima, guardando verso il mare il cielo è terso, direi caraibico (a Bordighera, specie in certi giorni a cavallo fra autunno-inverno e inverno-primavera, si respira un’aria autenticamente caraibica, dura solo qualche ora, ma c’è). Guardando verso la Provincia Granda corrono tante piccole nuvole, ora sono nere, ma so che presto saranno grigie, poi arancioni, poi scompariranno.

In teoria, dovrebbe essere il mio primo giorno di libertà, libertà controllata e rafforzata come usa dirsi oggi. Dopo aver fatto i soliti trentotto passi per mettere il mio presente domenicale nel cassonetto, anziché tornare verso i cancelli, potrei (sono autorizzato da un decreto Dpdc, mi vergogno, ma è così), proseguire verso la passeggiata, passare sotto i binari della ferrovia e finalmente osservare il mare, (non c’è vento, lo immagino calmo). Poi, guarderei verso la Corsica, a sinistra c’è Capo Nero e Sanremo, a destra la Rocca di Monaco. Invece no, rifaccio a ritroso i trentotto passi, apro il cancello, e rientro, non più nella mia prigione, ma in casa.

Da questo governo per mesi ho accettato, in silenzio, di tutto e di più. Il tentativo (riuscito) di creare terrore per rimanere al potere e imporci le loro ridicole ideologie anti liberali e anti democratiche. Ho accettato i bollettini pandemici che sottolineavano, con finta partecipazione, il fatto che i morti fossero solo anziani, con enfasi sugli ultraottantenni, per tenere così fuori i politici di peso. Ho osservato il tentativo, ignobile, di un decreto che il 4 maggio liberasse tutti ma non gli ultra …. Tentativo fallito perché se avessero scritto, poni caso, ultrasettantenni ci sarebbero finiti la Presidenza della Repubblica, il Csm, l’intera alta Magistratura, i membri più autorevoli del Deep State (uno dei peggiori fra i Paesi cosiddetti civili), quindi io sono libero grazie all’età di costoro. Curioso, no?

Ho accettato, in silenzio, una quantità di menzogne a livello industriale, promesse economiche e no non mantenute, queste hanno distrutto il tessuto sociale del Paese, accentuando le nostre spaccature, comportamenti internazionali imbarazzanti per la nostra dignità, l’osceno loro scodinzolare servo verso il Deep State, loro riferimento principale. Il tutto senza uno straccio d’idea loro, incapaci di assumersi le loro responsabilità, succubi di imbarazzanti virologi, autentici scienziati della vanità, e di 450 “competenti”, che preferisco non definire.

Ora basta. Esprimo tutta la mia rabbia con un atto mite, mitissimo, personale: mi chiudo semplicemente in casa, scrivo questo pezzo, poi stacco internet, tengo spenta la tv, rifletto, leggo, rifletto. Domani riapro bottega, e sarà un altro giorno, ed io sarò, come sempre, tutto proiettato al futuro.

Oggi è il 4 maggio, settantun anni fa l’aereo degli Invincibili si schiantava sul Colle di Superga. Oltre al loro ricordo imperituro, mi rimase lo “Spirito Toro”: saper incassare mazzate di ogni tipo, sconfitte e ingiustizie in successione, ma nulla poteva fermarci, per risorgere, due lacrime liberatorie, e poi via a lottare, senza arrendersi mai. Ricevuto questo dono da mio nonno, da mia mamma, da mio papà l’ho trasferito ai miei figli, ai miei nipoti, e così faranno loro. Noi granata siamo fatti così. Anche per questo uno come me, irriducibile fino alla fine, dice a costoro, alto e forte, no pasaran.

Riccardo Ruggeri, 4 maggio 2020

Zafferano.news

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