Cultura, tv e spettacoli

“Mi scuso”. Che tristezza: il capo degli editori si sottomette a Saviano

Cipolletta, presidente AIE, interviene sull’esclusione dello scrittore alla Buckmesse tedesca

saviano, scuse, buchmesse © bee32 tramite Canva.com

Non c’è niente da fare, tutto quello che riguarda Roberto Saviano, un napoletano (con dimora) a New York, finisce invariabilmente a sceneggiata, ricordare la querelle, stucchevole, insulsa, del tutto pretestuosa e prescindibile, sul mancato invito alla Buckmesse tedesca che gli aveva dato l’ennesimo gancio per incolpare la camorra, i poteri forti, il governo Meloni, e “io sono più censurato ‘e te caro Scurati”? Adesso arriva una incredibile, mortificante letterina del presidente degli editori italiani Innocenzo Cipolletta, qualcosa di inaspettato, che forse supera qualsiasi esercizio di autoumiliazione finora registrato.

Una lunga excusatio, non petita, dove ci si contorce per questioni francamente inconsistenti, in segno di sottomissione a questo mediocrissimo professionista dell’antimafia letteraria e televisiva. Qualcosa che ricorda Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere: “Con la testa sotto voi sapete dove…”. “Chiedo scusa agli scrittori per quanto è successo. Come Associazione italiana editori abbiamo agito in buona fede, non c’era dolo nell’esclusione di Saviano. Ma con il senno del poi mi scuso. Nessuno voleva tenere fuori Roberto Saviano. Ci siamo affidati agli editori, come avevamo fatto altre volte tanto che al Festival dell’economia che organizzo è stato invitato più volte, ritenendolo un personaggio di grande rilevanza del nostro panorama letterario. Ma la Buchmesse è una fiera, non un festival, e vincono le logiche editoriali. Posso dire che mi dispiace e dire che faremo in modo di rivedere se serve la procedura di selezione”. Ti scusi, abbiamo capito, mo’ basta però, asciuga le lacrime che stai inondando tutto.

A chi fa tanta paura, Bob Saviano? Chi rappresenta? Certamente ha dietro il Pd che voleva candidarlo alle Europee – i segretari passano, ma il Pd resta e vuol sempre candidare Saviano a qualche cosa, e prima o poi si deciderà. Quanto a dire l’eterno centro di potere pubblicitario, commerciale, dell’intrattenimento e dei falsi valori civili che si fanno politica militante e strumentale. Ma basta questo a scendere tanto in basso lungo il sentiero dell’autodafè, oltretutto per una questione che definire marginale, almeno agli occhi di chi non fa parte dell’onanismo letterario, è un eufemismo? Sia come sia, non era dunque come subito insinuato dal diretto interessato, che non si perde un’occasione per celebrarsi come già acciso e mamma more, non era “colpa” delle camicie brune al governo, i ministri nazisti, i lacché e su tutti la presidente Meloni simile ad Eva Braun, definita dal nostro letterato, con orgoglio, “bastarda” per dire cacciatrice di bambini migranti.

Adesso arriva la conferma lacrimosa e grottesca del Cipolletta degli editori: io ho scelto, anzi non l’ho scelto, io ne porto la vergogna, io me ne assumo la responsabilità. Ovviamente il reietto confesso “non condivide le parole di Mazza”, che neanche ricordiamo più che diavolo avesse detto, chi se ne frega, di Mazza, di Saviano, della Buckmesse, dei martiri censurati, “andè tuti in mona” come avrebbero l’immenso Nereo Rocco, senonché “nessuno voleva tenere fuori Saviano”, sì, è chiaro, ce l’hai detto, messaggio recepito. E allora perché l’avete fatto, tra parentesi.

Terribile, la lettera di protesta degli autori pronti a disertare le fiere piddine italiane, non quelle tedesche e men che meno gli ingaggi della filiera organizzata, festival, serate, ospitate, televisioni, insomma la democrazia degli anticipi che nel giro editoriale ricorda tanto una camorra, sia detto in modo retorico, traslato, per antonomasia. E gli editori, atterriti, terrorizzati non si sa se dal Pd egemone o dal ventilato cincinnato di questi, che minacciano di darsi all’autoproduzione come Vannacci, nell’autorevole persona del presidente chiedono scusa, contriti, disperati, con la testa noi sappiamo sotto a dove. Ci provassero: autoprodursi non è mica uno scherzo, può riuscire una volta, e Vannacci dietro aveva già una organizzazione che doveva costruirlo per poi trasformarlo in politico, come puntualmente è successo; ma per questi imbrattacarte dalla prosa stortignaccola il discorso è diverso, più si credono e meno sono, hanno bisogno dell’apparato, dell’organizzazione ideologica e commerciale altrimenti spariscono, tornano ad essere i nessuno che sono, tornano a leggersi da soli le prose deliranti, incomprensibili alla Chiara Valerio, gli “studi” faziosi e raffazzonati degli Scurati. E a questi, da bravi comunisti, premono i soldi.

Saviano, che da al presidente del Consiglio italiano della bastarda, intoccabile dal Manzanarre al Reno, il capo degli editori che si infanga pubblicamente, Ilaria Salis, occupatrice di case altrui con villa in Brianza, quattro condanne e un’accusa per tentato omicidio, intervistata con tutti gli onori su Rai3 come un astro nascente, una influencer della violenza salvifica. Se regime Meloni c’è, ha degli interfaccia davvero curiosi. Impagabili.

Max Del Papa, 26 giugno 2024

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