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Vendere canne in libreria con la scusa della cultura

Da qualche settimana, in alcune librerie, è possibile acquistare, per quindici euro, un bizzarro prodotto: una scatola verde, simile a un pacchetto di sigarette, che contiene uno stralcio dell’Odissea (stampato in formato microscopico) e una bustina nera. Apri la bustina e salta fuori un grammo di canapa legale: marijuana per capirci. Sottolineiamo: legale. Sulla confezione esterna troviamo il nome della collana, Read & Weed. Grandi autori in erba, un divieto di fumare la canapa e il divieto ai minori di 18 anni, che non possono comprare il «libro».

Il nome dell’autore, Omero, è accostato alla scritta «Kush», un ceppo di Cannabis indica. All’interno, un dettagliato bugiardino, simile al foglietto inserito in tutti i farmaci, ribadisce che la canapa non è destinata al consumo umano. Si consiglia un uso «tecnico», ornamentale, e per «collezionismo». Si ricordano poi i termini della legge che non vieta la vendita della canapa purché il Thc, sostanza da cui dipende lo sballo, sia inferiore a una certa soglia. Il prodotto rispetta le regole. La casa editrice si chiama Plantasia e l’ideatore dell’iniziativa è Francesco de Figueiredo, art director della casa editrice Nero (che tra l’altro ha un ottimo catalogo collocabile nella sinistra «eretica»). Plantasia ci mette l’erba, ai «libri» ci pensa Nero.

Per curiosità, ho deciso di provare a «strafarmi» di cultura. In una libreria/focacceria/ristorante a un passo dal Duomo di Milano (non la Mondadori che si è rifiutata di vendere questi «libri») si notano subito gli espositori verdi dove fanno capolino le scatolette. Pago alla cassa. A questo punto non resta che sperimentare. Per quanto il bugiardino sconsigli di fumarsi la canapa, non si capisce perché mai un lettore dovrebbe comprare un «libro» illeggibile per dimensioni, se non appunto per fumarsi la canapa. Fumo dunque. Nel frattempo leggo I lotofagi di Omero, un brano del IX canto dell’Odissea. I compagni di Ulisse sono nella terra dei Lotofagi: «E questi non macchinarono danno veruno ai diletti compagni: anzi, cibare i frutti soavi li fecer del loto. E chi d’essi gustava quel frutto più dolce del miele, più non voleva tornare, recar non voleva il messaggio; ma rimanere lì volea coi Lotòfagi, e loto perennemente gustare, né darsi pensier del ritorno». Il fiore di Loto, simbolo antichissimo legato alla purezza e alla meditazione, intossica e rapisce i compagni di Ulisse, che sprofondano in un paradiso artificiale.

L’unico sballo è Omero. La canapa onestamente non ci ha fatto girare la testa e tanto meno ha avuto l’effetto dei fiori di Loto. Mi sono venute però le vertigini a causa dello sforzo provocato dai caratteri impossibili per chi porta gli occhiali. Avere fumato la canapa implica che non possa mettermi al volante e in teoria sarei passibile di sanzione amministrativa. Per fortuna io vado soltanto in tram. Francesco de Figueiredo dà i numeri dell’operazione in una intervista a Repubblica. Tiratura: 10mila copie; 18 chili di erba. Scopo: «Normalizzazione della canapa legale mostrando come certe sostanze abbiano sempre fatto parte della nostra storia collettiva, e dall’altro andare verso una piena liberalizzazione».

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