Il vero rispetto che si deve ai morti, oltre la pietà, è la verità. E la verità è che Michela Murgia era tante cose, che rappresentava in maniera esemplare, ma tutte queste cose avevano poco a che vedere con la letteratura. Come scrittrice non rimarrà certo negli annali della nostra storia letteraria, sarà presto dimenticata. Murgia era una attivista che faceva politica con l’abito della scrittrice, ben consapevole che nessuno o quasi avrebbe letto i suoi dimenticabili libri in futuro. Ed è stata un’attivista politica fino all’ultimo, fino alla messinscena del matrimonio queer e da ultimo del funerale. Il quale è sembrato essere stato costruito sotto una perfetta regia, come lo erano un po’ tutte le sue uscite pubbliche. Assolutante murgiano.
Il circolo della Murgia
Attorno alla bara, per l’estremo saluto si è raccolto tutto quel mondo di operai della parola e della scrittura e di “paladini dell’idea” che ama frequentarsi e riconoscersi soprattutto nei salotti romani, spesso dandosi tante di quelle arie (a cominciare da Roberto Saviano e Nicola Lagioia) che Michela per carattere e naturale empatia umana in verità non si dava affatto. In sostanza, quell’ “amichettismo” di sinistra che domina da non poco tempo il discorso pubblico del Paese (e trova la sua apoteosi in festival, direzioni di enti e fondazioni, case editrici, pagine culturali di giornali, e chi più ne ha più ne metta). La Murgia rappresentava in maniera emblematica la trasformazione di questo mondo, dal vecchio marxismo più o meno ortodosso abbracciato dagli intellettuali “impegnati” di un tempo alla relativistica cultura dei diritti e della fluidità attuale.
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Murgia, un’attivista in sintonia con la nuova sinistra
Non ci si venga perciò a parlare di anticonformismo, come pure molti commentatori in queste ore hanno fatto. Michela Murgia era pienamente inserita nel sistema di potere mediatico-culturale dominante. Con il quale si trovava sempre e prevedibilmente in sintonia. Questa nuova sinistra ha fra l’altro esasperato il motivo dell’antifascismo, che, pur essendo fondativo della nostra Repubblica, ha via via assunto negli anni quella tonalità illiberale e intollerante che la Murgia aveva fatto propria. Cosa altro era la pur geniale idea del fascistometro se non una una sorta di analisi sulla “purezza del sangue” dei buoni democratici?
Michela Murgia e il cattolicesimo
Forse la parte più interessante della personalità di Michela Murgia era quella relativa al suo cattolicesimo, che non era affatto, come pure si potrebbe credere, un portato del suo fluidismo, ma aveva basi filosofiche abbastanza solide (la Murgia era una teologa) in un’interpretazione o eresia del cattolicesimo ben precisa: quella che espunge ogni elemento “naturale” dalla fede e fa della fluida spiritualità una sorta di assoluto epistemico. Una sorta di nietschianesimo di ritorno, seppur di sinistra, in cui la religione di Cristo è fondamento storico e non resistenza al nichilismo trionfante. Siamo fermamente convinti che quella della Murgia non è stata “vera gloria”, ma in ogni caso, come il Manzoni del 5 maggio, lasciamo “ai posteri l’ardua sentenza”. Riparliamone fra qualche anno.
Corrado Ocone, 13 agosto 2023