Rimangono ancora in fase stallo i negoziati per arrivare alla formazione del nuovo piano migranti. Nelle ultime ore, l’Unione Europea ha messo sul tavolo l’opzione del “tetto annuale”, ovvero un meccanismo che terrebbe conto dei flussi di entrata e uscita, per poi definire “la capacità adeguata” di ogni Stato nell’ospitare i migranti. L’obiettivo comunitario, sulla carta, sarebbe quello di aiutare i Paesi più soggetti ai flussi migratori (Italia in primis), con il tentativo di rendere obbligatorio il principio di solidarietà nella redistribuzione degli arrivi.
La proposta dell’Ue sui migranti
Si tratterebbe, quindi, di un meccanismo basato su “quote nazionali” predeterminate da Bruxelles, tenendo conto dell’equilibrio tra solidarietà e responsabilità”, nonché “della particolare posizione geografica degli Stati membri di frontiera”, come ha riportato la bozza di mediazione proposta dalla presidenza.
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Nonostante tutto, l’Ue è ben lontana dal parlare già di un accordo definitivo. Anzi, c’è il rischio che il negoziato possa ritorcersi contro proprio nei confronti di quei Paesi più soggetti all’emergenza immigrazione. Ci sarà da valutare, infatti, l’opposizione dei membri comunitari che non sono particolarmente soggetti ai flussi, e che saranno ben lungi dall’accettare quote di migranti da ospitare, per risolvere un problema interno limitato agli Stati meridionali del continente. Insomma, sarà veramente difficile convincere Germania o Paesi Bassi, per esempio, ad accogliere i migranti che dall’Africa arrivano in Grecia o in Italia. Si tratta di una vera e propria impresa, soprattutto per il motore d’Europa, che è entrato definitivamente in fase di recessione, e che non vorrà accollarsi ulteriori spese fondate sull’assunto della “solidarietà europea”.
Il caso Polonia
A ciò si affiancano le ragionevoli richieste della Polonia, la quale ha già annunciato di non voler sottoscrivere un accordo di questo tipo, tenuto conto del forte peso che Varsavia sta sostenendo nell’accoglienza di migliaia di ucraini scappati dalla guerra. Sotto quest’ultimo profilo, infatti, il governo polacco ha aperto le porte ad un milione di ucraini nell’ultimo anno, a fronte di un finanziamento dell’Unione Europea di soli 200 milioni di euro. Una somma che corrisponde a 200 euro per ogni migrante. Varsavia ne chiede almeno 22mila, da addebitare a tutti i Paesi che non sono disposti ad accettare migranti irregolari nell’ambito del meccanismo di solidarietà.
Rimane evidente, quindi, come la luce in fondo al tunnel europeo sia ancora estremamente lontana. Nel frattempo, però, il tempo scorre e i mesi più caldi dell’anno – dove il numero degli sbarchi aumenta esponenzialmente – sono ormai in dirittura d’arrivo. E l’Italia sembra essere lasciata sola. Per l’ennesima volta. L’ambizione, comunque, è quella di chiudere il mandato negoziale del Consiglio e poter avviare le procedure con Commissione e Parlamento entro la fine di luglio.
Matteo Milanesi, 27 maggio 2023