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Migranti, altro che Meloni: il vero “isolazionista” è Macron

Ritornano le scintille diplomatiche tra Francia e Italia. Ma il vero chiusurista sui migranti è il “democratico” Macron

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Doveva essere un governo di estrema destra, sovranista, euroscettico. E invece è proprio l’esecutivo promosso a pieni voti prima dal Washington Post e poi dalla Cnn. Ovviamente, stiamo parlando del governo di Giorgia Meloni, che sin dall’inizio del proprio insediamento a Palazzo Chigi è riuscita “a superare numerose tempeste”, sia sul lato della guerra in Ucraina – tenendo a bada le incertezze a tratti manifestate dai partiti a lei alleati – e poi su quello della politica internazionale, presentandosi come un “un politico bilingue, a suo agio tra i leader mondiali”.

L’assenza di Bruxelles

Il grande scoglio però – continuava l’emittente americana – sarà quello della gestione dei flussi migratori. “Fermerà i  barconi o saranno loro a fermare lei?”, si chiedeva la Cnn. Ora, è proprio questo il punto centrale dell’agenda di Fratelli d’Italia. E Giorgia Meloni – almeno in questo momento – non potrà contare sul sostegno dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Le politiche di Bruxelles, Berlino e Parigi, infatti, si sono limitate al proprio giardino di casa, senza voler dare attuazione alla tanto conclamata “solidarietà europea”, che ha fatto da corollario durante gli esecutivi italiani di centrosinistra.

Prima, per quanto riguarda l’Ue, Bruxelles ha deciso di sbattere la porta in faccia a Roma con lo stop alla conclusione degli accordi di contenimento dei migranti con la Tunisia. Una partnership sulla falsa riga di quella già in vigore con la Turchia sui flussi siriani: Erdogan riceve finanziamenti dall’Ue, in cambio della gestione degli immigrati provenienti dal Medio Oriente.

Tensioni Italia-Francia

Dopo ci si è messa anche la Francia di Emmanuel Macron. Nella giornata di ieri, infatti, il ministro degli Interni francese, Gerard Darmanin, ha liquidato il governo di Giorgia Meloni come “incapace e di estrema destra“. Il che ha portato Antonio Tajani ad annullare il suo viaggio a Parigi per incontrare la collega francese Colonna. Insomma, si è riacceso il clima infuocato di pochi mesi fa, esattamente lo scorso novembre, quando la Ong Ocean Viking venne fatta attraccare a Tolosa, dopo il no dell’Italia per la concessione di un porto sicuro. La crisi diplomatica arrivò ad un passo, e da ieri quelle tensioni paiono essere risalite alle stelle.

Per approfondire:

Il muro francese contro i migranti

Eppure, nonostante l’opposizione del Bel Paese cerchi di imputare le responsabilità a Palazzo Chigi, pare proprio che gli sgrammaticati istituzionali siano invece i cugini francesi. Non solo le tensioni con l’Italia sul contenimento dei flussi migratori, ma ci sono anche quelle col Regno Unito. Prima con lo scaricabarile macroniano, circa una presunta responsabilità di Londra per il naufragio nella Manica dello scorso novembre, il più grande avvenuto in quelle acque negli ultimi 30 anni (che portò la morte di 27 persone); poi con le lunghe ed estenuanti trattative tra Sunak e Macron per il raggiungimento di un accordo per il contenimento dei flussi.

Alla fine, il patto è arrivato. E il contenuto fa pensare a tutto, ma non che sia stato concluso da una coalizione di centrosinistra. Macron, infatti, ha disposto la costruzione di un nuovo centro di detenzione nel nord della Francia, 500 nuovi ufficiali di guardia costiera per pattugliare le spiagge transalpine e l’acquisto di droni e tecnologie di sorveglianza. A ciò, si aggiungono i 150 gendarmi e militari pronti a raggiungere il confine meridionale con l’Italia per vigilare sugli ingressi e sulle uscite dal Paese. Un vero e proprio “muro militare”, che controlla tutti i lati della Francia bagnata dal mare.

L’isolazionismo di Parigi

Parigi, più volte, è stata accusata dal governo britannico di non fare abbastanza per impedire le partenze dei barconi. Il che ha portato alcuni analisti inglesi a ritenere che il bypassamento dei controlli fosse una chiara risposta alla Brexit del Regno Unito, che trova la Francia tra i suoi maggiori oppositori. Insomma, il clima – anche con Uk – rimane tutt’altro che rasserenato, proprio con il Paese che dovrebbe essere lo speaker ufficiale dell’Unione Europea insieme alla Germania. Stessa cosa si più dire con l’Italia, con cui ormai da sei mesi non corre buon sangue con l’esecutivo Meloni.

Eppure, nonostante il ruolo “imperiale” che Macron vuole ricoprirsi nel continente, ci si avvicina sempre di più all’idea che il vero isolazionista, il vero “sgrammaticato”, il vero “pericolo” per la solidarietà europea non sia Roma, ma proprio Parigi. D’altro canto, il messaggio implicito dell’Eliseo è sempre stato chiaro: la nuova Unione Europea deve costruirsi con le regole dettate dai francesi. Mai il contrario.

Matteo Milanesi, 5 maggio 2023