La rivista mensile francese Causeur, di cui sono un gran lettore e che potete scaricare dal web, nel numero di febbraio presenta un’inchiesta dal titolo Diventeremo tutti come il Belgio. Nessun pregiudizio verso questo Paese, ma solo un’analisi basata su un libro scritto sul tema dell’immigrazione da Alain Destexhe, senatore belga ed ex segretario generale di Medici senza frontiere.
Contiene dei dati sconcertanti. Eccone alcuni:
- Negli ultimi 20 anni, il Belgio ha naturalizzato 700 mila persone, vale a dire quasi il 6% della popolazione, esclusi i clandestini e quelli che hanno richiesto asilo a Bruxelles.
- Il 56% degli abitanti è di origine straniera (a tal proposito, il senatore lamenta che questa ondata migratoria è avvenuta di nascosto senza alcun dibattito nel Paese).
- Il 50% dei giovani musulmani del Belgio si dichiara antisemita.
- Il 70% dei musulmani residenti in Belgio crede che i loro valori religiosi e la sharia siano superiori alle leggi dello Stato.
- Nel 2050, con questo ritmo, gli immigrati musulmani potrebbero essere il 18% della popolazione del Belgio (il che significa che la struttura politica, sociale e culturale del Paese ne risulterebbe completamente stravolta).
Chi porta questi dati viene additato come razzista, ma è vero il contrario: il dibattito sulle politiche migratorie è un bene per i cittadini europei, ma anche per chi arriva regolarmente nel nostro Paese.
Diventeremo come il Belgio? Difficile dirlo. Di certo, bisognerà chiedere all’Europa maggiore femermezza e coordinamento nel governare l’immigrazione. La politica delle porte aperte non ha funzionato. Insistere sarebbe suicida.
Alessandro Gnocchi, 21 febbraio 2019