Politica

Migranti, dem nel caos: Schlein chiede al Pd di votare contro il Pd

Pd migranti Elly Schlein

La linea politica del Pd, al netto dell’armocromia, è talmente chiara che i parlamentari dem si trovano a dover rinnegare le politiche votate e volute pochi anni fa… dallo stesso Pd. Incredibile? No, la politica è l’arte del possibile. Fatto sta che la “svolta” imposta da Elly Schlein sta mandando nel caos il partito che sui migranti fino a ieri difendeva le politiche messe in campo dai governi Gentiloni e Conte II e adesso è costretta a rinnegarle.

Parliamo dei famosi accordi con la Guardia costiera libica. O per dirla secondo il dettato della sinistra più radicale: la “sedicente” Guardia costiera libica. L’Italia, come forse è noto ai più, dal lontano 2017 fornisce al governo riconosciuto di Tripoli alcune motovedette, un centro di coordinamento marittimo e attività di formazione per permettere ai guardia-coste libici di fermare i migranti e riportarli indietro. Non che il tutto funzioni benissimo, va detto, ma qualche volta sì. La firma in calce a quel memorandum di intesa la appose Paolo Gentiloni, oggi Commissario Europeo, pezzo grosso del Pd che fu. Elly Schlein non ha mai nascosto di considerarlo un errore del Partito Democratico, infatti al tempo non era iscritta: lo ha scalato dall’esterno solo qualche mese fa. Alcuni degli eletti, però, sono nella famiglia dem da più tempo. E hanno sostenuto quegli accordi che oggi il segretario chiede loro di rinnegare.

Come scrive Repubblica, tutto nasce da un ordine del giorno presentato da Alleanza Verdi-Sinistra al decreto Cutro che è in conversione a Montecitorio. L’ordine del giorno, molto duro nella ricostruzione dei fatti, si conclude con la richiesta al governo di “sospendere immediatamente tutti gli accordi con la Libia”. Che Bonelli e Fratoianni lo considerino un atto che viola i diritti umani dei migranti e dei rifugiati, addirittura una agevolazione per “pratiche di tortura e sfruttamento”, non è certo una novità. Ma questo significa anche sostenere che gli ultimi governi di centrosinistra – che hanno sempre rinnovato gli accordi – si sarebbero di fatto “macchiati” del delitto di favorire “le condizioni per la violazione dei diritti di migranti e rifugiati agevolando indirettamente pratiche di sfruttamento e di tortura perpetrate in maniera sistematica e tali da costituire crimini contro l’umanità”.

Il problema è che Elly Schlein ha dato indicazione alla sua capogruppo, Chiara Braga, di votare (e far votare) a favore dell’ordine del giorno di Avs che accusa l‘operato del vecchio Pd. Ovviamente gli ex ministri Enzo Amendola e Marianna Madia, oltre all’ex responsabile esteri Lia Quartapelle, si sono messi di traverso. Il tema è delicato, vorrebbero discuterne, trovare magari il modo di uscire dall’aula senza formalizzare la spaccatura. Ma la Braga respinge la richiesta e i tre recalcitranti alla fine non partecipano al voto. Rendendo palese, se mai ve ne fosse stato il bisogno dopo gli adii dei giorni scorsi, quanto sia spaccato internamente il Pd.

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