A cinque giorni dal suo ultimo viaggio in Tunisia, il premier Giorgia Meloni è ritornata nello Stato africano insieme al Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ed il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte. L’obiettivo è stato quello di promuovere il ruolo di mediazione dell’Italia nei rapporti tra Tunisi ed il Fondo Monetario Internazionale (per sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di dollari ed evitare il crac finanziario del Paesi africano) e trovare una soluzione all’emergenza migranti, che mai come nel 2023 ha investito le coste italiane.
La questione migranti
Un eventuale fallimento di Tunisi, infatti, aggraverebbe ulteriormente l’emergenza migratoria che l’esecutivo Meloni sta affrontando da inizio anno. Nonostante il calo degli sbarchi nel mese di maggio (se rapportato ai numeri del 2022), da gennaio Roma ha accolto oltre 30mila migranti, una cifra record se teniamo conto del fatto che questo exploit è arrivato nei mesi meno soggetti alle partenze, ovvero quelli invernali.
La cooperazione con la Tunisia si rivela quindi una precondizione essenziale per gestire l’allarme migrazione. Insieme al fronte libico, quello tunisino rappresenta il principale sbocco di partenza dei migranti che provengono dalle regioni subsahariane: l’alleanza con il Paese governato da Saied si tradurrebbe in un’operazione che Bruxelles ha già definito di “stabilità nel Mediterraneo”.
Un percorso, però, che fin dall’inizio si è rivelato tutt’altro che facile. Proprio ieri, il presidente tunisino Saied sembra aver voluto lanciare una stoccata a Palazzo Chigi, affermando che il suo Paese non sarà “guardia di frontiera per gli altri Stati”. Una posizione che, quindi, sembrava smussare quelli che erano i presupposti dell’ultimo incontro con il Presidente del Consiglio, ma che sembra aver ripreso la strada nella giornata di oggi a margine della proposta europea.
“Siamo molto soddisfatti della dichiarazione congiunta dell’Ue e della Tunisia adottata oggi. È un passo molto importante. Abbiamo un’importante finestra di opportunità”, ha detto il premier Giorgia Meloni nella dichiarazione congiunta a Tunisi con Ursula von der Leyen e Mark Rutte, auspicando l’obiettivo di “arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con un memorandum d’intesa già firmato tra Ue e Tunisia”.
Il partenatario con la Tunisia
I vertici di Bruxelles, infatti, hanno dato il loro via libera per la mobilitazione di circa 900 milioni di euro per sostenere le casse di Saied, con la possibilità di “fornire subito un ulteriore sostegno al bilancio fino a 150 milioni di euro”, ha poi specificato Von der Leyen. Il tutto finalizzato alla creazione di un partenatario che “coprirebbe le seguenti aree: rafforzamento dei legami economici e commerciali; energia sostenibile e competitiva; migrazione (rafforzamento dei controlli alle frontiere, accelerazione nei rimpatri, lotta ai trafficanti di esseri umani); contatti interpersonali. L’Ue e la Tunisia condividono priorità strategiche e in tutti questi settori trarremo vantaggio da una collaborazione più stretta”. Ottimista anche il primo ministro Rutte, il quale ha aggiunto che il rafforzamento del partenariato con la Tunisia “deve essere fatto in pieno accordo con i diritti umani”, da tempo contestati al governo di Saied.
Per approfondire:
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Sono quindi positive le notizie che arrivano direttamente dal vertice. L’obiettivo di Giorgia Meloni sarà anche quello di “organizzare una conferenza internazionale su migrazione e sviluppo, della quale abbiamo parlato con il presidente Saied. Questa sarò un’ulteriore tappa di questo percorso“. Un percorso che potrebbe essere cruciale per l’Italia, proprio per liberarla da quella posizione di solitudine nella gestione dei migranti, portata avanti ormai da troppo tempo.
Matteo Milanesi, 11 giugno 2023