C’è una ipocrisia di fondo che segna da capo a piedi l’Unione Europea per come è strutturata adesso, configuratasi a partire almeno dagli accodi di Maastricht. Ed è essa a spiegare, in ultima analisi, quell’altra grande ipocrisia che alla prova dei fatti scarica sulla sola Italia la gestione e l’ospitalità dei migranti che giungono sulle nostre coste dall’altra sponda del Mediterraneo. La prima ipocrisia è quella che maschera, dietro il Parlamento, la Commissione e gli organi eletti e centrali, la vera sede del potere europeo, che è il Consiglio degli Stati. Ove nessuno segue l’interesse comune, come dice di fare, ma solo quello particolare o nazionale, con tutto quel che ne deriva in termini di rapporti di forza e poteri effettivi.
Da qui la facile ipocrisia di invocare solidarietà e umanità da parte dell’Italia, che ne ha mostrata fin tanta, senza però prendersi carico di una equa distribuzione dei migranti ammessi nel nostro continente (che dovrebbero comunque essere selezionati avendo come bussola le leggi di uno Stato sovrano). È vero che il nostro Paese, come ha alluso il presidente della Repubblica, è debole (per vari motivi non solo di grandezza) e che è giusto non credersi grandi e autosufficienti, ma è pur vero che, piccoli o grandi, forti o deboli che si sia, la retorica della solidarietà e dell’Unione stride con il voltarsi dall’altra parte o il glissare ogni volta che l’Italia chiede aiuto.
Poco importa se con atti concreti di legalità e alzando la voce dopo che altrimenti non era stato possibile catturare l’attenzione. Che su questa china le cose si stiano mettendo anche questa volta lo si apprende da fonti diplomatiche europee che fanno sapere che non è stata ancora presa una decisione sull’eventuale Consiglio straordinario sulla crisi dei migranti che era stato promesso al nostro Paese.
Come uscirne? Nel nostro piccolo ci sentiamo di dare due consigli non richiesti al nostro governo:
1. Il primo, di continuare la linea di “fermezza”, cioè semplicemente di rispetto della legge, che il ministro Piantedosi ha seguito fin qui ma evitando toni alti o propagandistici, che fra l’altro ad inizio legislatura non hanno molto senso: fare le cose giuste, ma in silenzio, smorzando la canèa sinistra che ci avvolge semplicemente spiazzandola, non reagendo;
2. Il secondo, sfruttare tutte le incrinature che possono aprirsi, e forse si sono già aperte, nel fronte avversario.
Che le cose stiano cambiando lo dimostrano due importanti prese di posizione solidali con l’Italia: quella del Papa e quella del presidente di un partito che è uno degli assi del governo di Bruxelles, cioè Manfred Weber del PPE. In poche parole: fare e non strafare, ma non farsi deviare dalla giusta direzione di marcia.
Corrado Ocone, 17 novembre 2022