I fatti contano più delle parole e questo gli elettori lo sanno, e forse non è un caso se il consenso nei confronti del governo è tuttora elevato. Se il 2023 ha rappresentato un anno terribile per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione, con il boom di sbarchi, come non avevamo mancato di denunciare su questo nostro sito, adesso l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha corretto il tiro puntando su politiche anti-migratorie basate sulle collaborazioni con i Paesi di partenza e di origine dei migranti. Gli ultimi numeri sull’immigrazione non lasciano grossi margine di interpretazione: tutti gli indicatori relativi ai flussi migratori in netto calo.
Un cambio di marcia da parte del governo sulla gestione dei migranti era già stato riscontrato negli scorsi mesi: 2023 archiviato e interventi mirati a dir poco efficaci. Ma sono i numeri di settembre, mese storicamente difficile per quanto concerne gli sbarchi, a premiare il governo e a condannare la sinistra dei porti aperti. Gestire i moti migratori è possibile, ma serve un grande lavoro, basti pensare alla collaborazione con i Paesi africani, gestita sia attraverso i fondi europei che attraverso la diplomazia. Gli stessi accordi che la sinistra ha più volte criticato, spesso a priori.
Come riportato da Nova, 53.877 persone sono sbarcate irregolarmente sulle coste italiane al 30 settembre 2024, in calo del 59,7 per cento rispetto ai 133.821 arrivi dello stesso periodo del 2023. Un tracollo che certifica rallentamento degli arrivi via mare e il consolidato sorpasso della Libia sulla Tunisia come principale Paese di partenza. E attenzione: quest’ultimo non è un dato interessante solo per gli esperti di numeri. Il crollo degli arrivi dalla Tunisia è infatti legato alle politiche messe in campo dall’Italia, insieme all’Europa, con gli accordi col Paese africano per frenare le partenze.
Entrando nel dettaglio: dalla Libia sono infatti arrivati in Italia 30.147 migranti, pari al 55,94 per cento del totale, mentre dalla Tunisia 15.931, rappresentando il 29,57 per cento. Poi migranti arrivati dalla Turchia (2.662) e dall’Algeria (951). Nonostante l’alto numero di arrivi, le rotte dalla Libia registrano un calo del 17,81 per cento rispetto ai 36.680 sbarcati nello stesso periodo del 2023. -82 per cento, invece, gli arrivi dalla Tunisia rispetto a dodici mesi fa.
In relazione alle partenze dalla Libia, queste hanno riguardato quasi esclusivamente la Tripolitania, ossia l’area nord-occidentale del Paese. Appena il 3,11 per cento dei migranti è giunto dalla Cirenaica. Si tratta di un altro dato significativo, poiché è un’inversione di tendenza rispetto alla prima metà del 2023, quando dalla parte orientale della Libia , dominata dal generale Khalifa Haftar, erano partiti più migranti irregolari rispetto alle coste occidentali.
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Secondo quanto riportato nell’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), 16.466 migranti sono stati intercettati e riportati in Libia nel corso dell’anno. Purtroppo sono stati registrati 466 decessi, mentre 655 persone risultano disperse. Numeri inferiori a quelli del 2023, a dimostrazione che ‘meno ne partono, meno ne muoiono’, ma comunque inaccettabili. Passando alle nazionalità dei migranti sbarcati in Italia, medaglia d’oro al Bangladesh (9.880), poi Siria (8.591), Tunisia (6.584) e Egitto (3.036). Seguono migranti provenienti da Guinea (2.646), Pakistan (1.826), Eritrea (1.580), Sudan (1.453), Mali (1.231) e Gambia (1.181). Attenzione a un altro dato notevolmente inferiore rispetto al 2023, ossia quello dei 5.542 minori stranieri non accompagnati, in diminuzione rispetto ai 18.820 del 2023.
Il prossimo passo sarà concretizzare il progetto con l’Albania e se possibile replicarlo con altri Paesi di partenza, un modello criticato aspramente dalla sinistra. Notate bene: dalla sinistra italiana. Sì, perché diversi altri Paesi, a partire dalla Germania di Scholz fino ad arrivare alla Gran Bretagna di Starmer, sono pronti a copiare il piano Roma-Tirana per abbassare il numero di sbarchi. L’Italia è diventata un modello per tutta Europa: c’è ancora tanto da fare ma il sentiero imboccato è quello giusto. Una cosa è certa: gli anni bui dell’accoglienza incontrollata della sinistra sono solo un lontano ricordo.
Franco Lodige, 1 ottobre 2024
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