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Migranti e Wagner, cosa c’è dietro le accuse del governo

Ci potrebbe essere il gruppo Wagner dietro l’aumento degli sbarchi in Italia. Ecco dove agiscono i mercenari filo-russi

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A tre mesi dall’inizio del 2023, i dati sui migranti sbarcati in Italia parlano chiaro: le promesse elettorali del centrodestra, circa un forte contenimento dei nuovi arrivi nel Bel Paese, sono rimaste, almeno per ora, solo sulla carta. Anzi, dai numeri si denota addirittura un fenomeno contrario: rispetto al 2022 sono sbarcati 14mila immigrati in più. Una cifra esplosiva, che potrebbe ulteriormente incrementarsi dopo l’allarme, lanciato nella giornata di ieri, dagli 007 italiani, secondo i quali oltre 600mila persone sarebbero pronte a partire dalle coste libiche.

Vertice Meloni-007

Ieri mattina, come riportato anche da questo sito, si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi, dove il premier Meloni ha incontrato i ministri Crosetto, Piantedosi, Salvini e Tajani (collegato in via telematica perché a Gerusalemme per incontrare Netanyahu), unitamente ai capi dei servizi segreti. Al centro, il dossier migranti e la richiesta del ministro della Difesa di disporre nelle acque anche la Marina militare, per un’adeguata vigilanza al largo delle coste italiane.

Proprio Crosetto, sempre nella giornata di ieri, è stato protagonista di una dichiarazione-bomba, affermando come vi sarebbe il gruppo mercenario russo Wagner dietro l’aumento vertiginoso dei nuovi arrivati nel nostro Paese. Anzi, gli immigrati verrebbero usati come “mezzo” all’interno di “una nuova guerra ibrida” che Mosca avrebbe instaurato con l’Occidente. Non è un caso che il continente africano è già da anni al centro delle mire espansionistiche di Putin, e la Wagner risulta essere il principale strumento per imporre il potere russo in vari Stati dell’Africa.

Per approfondire:

Lo spettro della Wagner in Africa

Seppur la presenza del gruppo mercenario ha visto una drastica riduzione con l’inizio della guerra in Ucraina – e quindi lo spostamento progressivo dei miliziani verso est, prevalentemente nel Donbass – Wagner opera dal 2013 in Africa come longa manus della Federazione. Ciò che Crosetto ha sottolineato è l’influenza politico-economica, ma soprattutto militare, che i mercenari esercitano preminentemente in Libia, Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso e – nel Medio Oriente – Siria.

Per quanto riguarda Tripoli, inutile ricordare come il territorio libico sia il principale trampolino per tutti quei migranti che illegalmente tentano di raggiungere il continente europeo, in primis l’Italia. I militari russi sono largamente presenti in Cirenaica dal 2018, per sostenere il generale Khalifa Haftar contro il governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale. Nel 2019, i miliziani di Wagner affiancarono l’Esercito nazionale libico di Haftar nell’assalto fallito alla capitale libica, riuscendo a portare le proprie truppe a pochissimi chilometri dal centro di Tripoli. Ad oggi, non esiste un numero certo, ma si stima un range tra 1.000 e 2.000 mercenari filo-russi nel territorio.

La conquista di Putin

L’intreccio tra Russia e Libia ha radici lontane. Comincia a partire dal 2006, quando Putin decise di cancellare i debiti di Tripoli (insieme a quelli di Algeri), in cambio di accordi volti ad incrementare la presenza militare nelle regioni, sotto la giustificazione della lotta al terrorismo islamista. Stessa cosa avvenuta in Mali e Burkina Faso, dove il regime militare al comando ha aperto le porte al gruppo Wagner per combattere gli jihadisti, determinando il ritiro della missione francese Barkhane e la chiusura di quella europea, Takuba.

In definitiva, Putin sta riuscendo a conquistare l’Africa attraverso due modalità differenti. Da una parte, come affermato, attraverso il lato militare. Le armi russe costano molto meno rispetto a quelle europee ed americane. Anzi, la Federazione non pone un eterno “patentino di legittimità” agli Stati africani, circa il mancato rispetto dei diritti umani, violazioni invece punite a colpi di dazi dall’Ue. Questo andrebbe a incrementare l’odio verso l’Occidente, a favore di un’alleanza sempre più profonda con la Russia ed ora anche con la Cina. Dall’altra, vi è il supporto strategico e geopolitico. Non è un caso, infatti, che in sede Onu buona parte dei Paesi africani votino a favore della Russia, o si astengano dal condannarla. Questo molte volte per partito preso contro l’alleanza atlantica e gli “usurpatori” europei.

Wagner dietro al boom di sbarchi?

Nelle parole di Crosetto – poi ribadite da Tajani – c’è quindi un aspetto di verità. La Wagner è presente in larga misura in Africa e controlla molti territori strategicamente rilevanti per la tratta di migranti verso il nostro continente. A ciò, si andrebbe a spiegare anche l’elevatissimo numero di provenienti da Mali e Burkina Faso che, da inizio 2023, ha spopolato i barconi giunti in acque italiane. Allo stesso tempo, però, è ancora assente una prova materiale che dimostri il nesso causale tra la Wagner ed il boom di arrivi in Italia, posto il fatto che una larga fetta di rifugiati arriva sì dalla Libia, ma anche dalla Tunisia, Paese fino ad ora svincolato dalla dominanza del gruppo mercenario filo-russo.

Lo schieramento della Marina militare, quindi, potrebbe rappresentare la prima mossa strategica del governo Meloni per bloccare l’ondata di migranti prevista per i prossimi mesi. Forse, riuscendo a fermare anche quella “guerra ibrida” che la Russia avrebbe instaurato con l’Europa. Il centro del gioco, ancora una volta, rimarrà l’Africa.

Matteo Milanesi, 13 marzo 2023

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