Esteri

Che dice Emmanuel?

Migranti, i Macron boys insultano l’Italia. Ma un report li sbugiarda

Stéphane Séjourné, capo del partito del presidente francese, accusa Roma di “politiche ingiuste e disumane”. Ma le Ong puntano il dito contro Parigi

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Quando Giorgia Meloni s’insediò a Palazzo Chigi, la prima polemica internazionale fu proprio con la Francia di Emmanuel Macron. Il governo italiano impedì lo sbarco alla nave Ong Ocean Viking che dovette far rotta verso Parigi. Ne nacquero polemiche che mese dopo mese sono sfociate in un continuo tira e molla coi cugini d’Oltralpe. Giorgia e Emmanuel si sono incontrati, si sono parlati, ma non si amano. Inutile nasconderlo. Così a seguire sono piovuti motivi di tensione: lo sgarbo francese di non invitare l’Italia all’incontro all’Eliseo con Volodymyr Zelensky, gli attacchi del ministro Gerald Darmanin, il viaggio annullato da Antonio Tajani e il carico da novanta di Clément Beaune (“l’estrema destra non risolve i problemi”). Fino ad arrivare all’odierno insulto vergato dal partito del presidente francese per voce del capo di Renaissance, Stéphane Séjourné.

L’occasione è un pezzo del Figaro in cui l’autore ragionava sulla crisi diplomatica in corso e faceva notare ciò che i media italiani fingono di non vedere: ovvero che Macron e i suoi stanno usando Meloni come “spauracchio anti-Le Pen al governo”. In sostanza: facciamo finta che FdI e il Rassemblement National siano pappa e ciccia, nonostante Le Pen abbia più volte detto di preferire Salvini, per spaventare i francesi in vista delle prossime elezioni. “Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace“, ha detto Séjourné nel tentativo, un po’ goffo a dire il vero, di colpire Giorgia per danneggiare Marine. “L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza”.

La posizione di Séjourné non è né nuova né innovativa. Ma dimostra tutta la preoccupazione (e la debolezza) dell’Eliseo in vista delle prossime elezioni. Si tratta infatti di uno scomposto intervento a gamba tesa, pericoloso non solo perché rischia di incrinare i rapporti tra due Paesi fondatori dell’Unione Europea, ma perché dimostra tutta l’incoerenza di una Francia che predica bene e razzola male. Basti pensare a quanto accade quotidianamente tra Menton e Ventimiglia, dove frotte di immigrati (anche i minori, illegalmente) vengono respinti alla frontiera in barba ad ogni principio di accoglienza. Oppure basta ricordare le tragedie nel canale della Manica, dove più volte i migranti annegano nel mare gelido e per il cui naufragio molti puntano il dito sulle responsabilità francesi nei mancati soccorsi.

Insomma: se c’è qualcuno di “ingiusto” e “disumano”, che mette in atto politiche “inefficaci” sull’immigrazione quella è proprio la Francia di Macron. La quale si guarda bene dall’accogliere tutti gli immigrati salvati dalle navi umanitarie che battono bandiera francese o di spartirsi quelli che approdano in autonomia sulle coste italiane. E che oggi si è beccata anche una scoppola in un recente report pubblicato da cinque Ong. Il dossier parla di almeno 12 migranti morti in un anno (tra l’aprile 2021 e il giugno 2022) lungo il confine spagnolo: le Ong denunciano l’azione della polizia francese parlando di violazioni dei diritti e controlli discriminatori. Sette stranieri sarebbero annegati mentre cercavano di attraversare il fiume Bidasoa, al confine con i Paesi Baschi, nel tentativo di evitare i controlli della gendarmeria; mentre altri cinque sono stati investiti dai treni vicino ai valichi di frontiera alle due estremità dei Pirenei.

Come a dire: magari Roma non avrà le soluzioni migliori all’annoso problema migratorio, e i numeri degli sbarchi nel 2023 lo confermano. Ma certo anche Parigi non scherza in quanto a ingiustizia e inefficacia. I toni usati da Séjourné sono dunque “inaccettabili e offensivi”, come dice Salvini, ma anche un tantino ipocriti. Sui migranti, infatti, la Francia non può proprio dare lezioni a nessuno.

Giuseppe De Lorenzo, 10 maggio 2023

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