Cosa è successo davvero in quelle sei ore tra sabato 25 febbraio e domenica 26 febbraio? Il terribile naufragio che è costato la vita a 70 persone sulle coste di Crotone è stato una tragica fatalità oppure ci sono state delle sottovalutazioni? Davvero, come hanno scritto i quotidiani di sinistra (Repubblica e il Domani), quei migranti sono stati “lasciati morire” dalla Guardia Costiera e dal governo?
Sulla ricostruzione dei fatti, ieri sera Lodovica Bulian per Quarta Repubblica ha scovato un documento molto importante. E risale a tre giorni prima il naufragio. Il 22 febbraio un aereo di Frontex incrocia un’altra imbarcazione e nella sua comunicazione all’Ircc di Roma specifica chiaramente che la nave ha una linea di galleggiamento molto bassa, che è sovraffollata e soprattutto lancia un chiaro “mayday” a tutte le autorità. Ricevuto l’allarme, come sempre accade, la cutrGuardia Costiera italiana fa partire una operazione Sar di ricerca e soccorso.
Perché allora tre giorni dopo le motovedette dei guardia costa restano in mare, e si muovono invece le imbarcazioni della Guardia di Finanza? Stando a Quarta Repubblica, il motivo è che nella segnalazione inviata alle autorità e riferite al natante poi affondato, Frontex non lancia “mayday” e non segnala particolari problemi di navigabilità. Peraltro, nessuna segnalazione di allarme o richiesta di aiuto proveniva dall’imbarcazione in questione, come ha spiegato il ministro oggi in aula alla Camera. Per questo, come da protocollo, scatta una operazione di polizia marittima per bloccare il traffico di esseri umani.
Qui, il servizio intero.