Sorpresa? No. In fondo è noto ormai a tutti che la Ong Mediterranea Saving Humans occupa un posto al sole nel cuore del papato. Tanto da meritare una benedizione in pompa magna, una lettera autografa e una preghiera speciale da Sua Santità per la nuova missione che la Mare Jonio si appresta ad affrontare dopo essere salpata ieri sera dal porto di Trapani. Una missione di “monitoraggio, ricerca e soccorso” con tanto di relativo sbarco in Italia dei migranti eventualmente tratti a bordo.
Questa volta la nave non parte da sola. Al suo fianco, oltre alle sante parole del Papa, anche una barca a vela di supporto organizzata dalla Fondazione Migrantes della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza. In una sorta di doppia tenaglia, oltre a far salpare un equipaggio, oggi il presidente della Fondazione, nonché sindaco di Ferrara, monsignor Gian Carlo Perego, ha pure lanciato il suo appello al Paese per spingere la nuova legge sullo Ius Scholae di cui stanno discutendo Forza Italia e la sinistra.
La Mare Ionio e la barca a vela di Migrantes sono attesi oggi pomerigio nell’area Sar a sud di Lampedusa. “Nonostante il silenzio che sembra essere calato sulla permanente crisi umanitaria nel nostro mare – spiegano da Mediterranea – la missione interviene in una situazione drammatica”. E pensare che i dati del Viminale, in realtà, dicono l’opposto: nel 2024 il numero degli sbarchi è calato inesorabilmente, con una flessione del 60% rispetto allo stesso periodo del 2023. Da gennaio a luglio 2024 sono approdati nel Belpaese “solo” 33mila immigrati, contro gli 89mila dello stesso periodo dell’anno scorso e il 19,2% in meno anche rispetto ai 41mila di due anni fa. E meno partenze significano anche meno morti. Gran parte di questi migranti sono stati intercettati dalla Guardia Costiera Libica (14mila) o da quella tunisina (30mila), anche grazie agli accordi messi in atto dall’Italia con Tunisi con l’appoggio all’Europa di Ursula von der Leyen.
Un successo su tutta la linea. Tranne, ovviamente, che dal punto di vista di Casarini&co. Nel 2024, in effetti, secondo l’IOM sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo centrale oltre mille persone. “A monte perciò della vantata ‘riduzione degli sbarchi in Italia’ – si legge nel comunicato – vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati”. Vero? Falso? È il solito trucchetto delle percentuali. Stranamente alle Ong all’improvviso non interessa più il numero assoluto dei decessi in mare (che sono calati enormemente grazie alle minori partenze: nel 2014, in piena operazione di pattugliamento denominata Mare Nostrum, i morti furono oltre 3mila) ma la “proporzione” rispetto alle partenze. Come se a contare fossero le percentuali e non le vite reali. La verità è che l’obiettivo non mai stato tanto, o non solo, quello di salvare naufraghi. Bensì quello di impedire che le Guardie costiere di Libia e Tunisia possano trovarli prima di loro e quindi impedirne lo sbarco in Europa. Finalmente, lo confessano: “Intercettazioni e respingimenti – dicono – sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo”. E per questo cercheranno di metterei bastoni tra le ruote ad autorità riconosciute. Anche dall’Ue.