Dopo la Germania e la Gran Bretagna laburista, anche la Francia di Emmanuel Macron sembra pronta a copiare il modello Meloni sui migranti: parola di Bruno Retailleau. Il nuovo ministro dell’Interno transalpino ha cambiato rotta rispetto ai suoi predecessori e ha posto come priorità la gestione dei flussi. Per contrastare l’invasione di richiedenti asilo – soprattutto gli illegali – non è esclusa alcuna opzione. La conferma è arrivata dallo stesso Retailleau in Lussemburgo, dove i ministri europei devono discutere la proposta sui return hubs, centri di trasferimento dei migranti al di fuori dell’Ue.
Parigi “non esclude alcuna soluzione a priori” in riferimento al trasferimento di migranti verso centri extra Ue, ha spiegato Retailleau ai microfoni dei cronisti presenti. Le idee sono chiare: bisogna utilizzare “tutte le soluzioni innovative” e la proposta sui return hubs – sponsorizzata soprattutto da Italia e Ungheria – rientra tra queste. Con una precisazione: secondo il ministro dell’Interno transalpino, questa misura non può applicarsi ai “richiedenti asilo” in Francia, nel rispetto dell'”ordine costituzionale”.
A prescindere dall’esito della discussione lussemburghese, c’è da registrare la svolta della Francia sul dossier migranti. Altro che buonismo esasperato: basta sbarchi incontrollati. Non ci sarà più spazio per sceneggiate come quella di Gerard Darmanin, pronto a tutto – persino all’insulto – per sfidare Roma sull’immigrazione. Quello che conta sono i risultati, la linea di Retailleau, che non ha nascosto la sua ammirazione nei confronti del governo guidato dalla Meloni.
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Come riferito da Le Monde, Retailleau è pronto a mettere la firma su due leggi per accompagnare un giro di vite che prevede una riduzione dell’immigrazione. Il ministro francese vuole limitare gli ingressi. Sul tavolo c’è la cosiddetta diplomazia migratoria, ma anche il modello Italia: riflettori accesi sull’esternalizzazione dei controlli, grazie ad accordi con i paesi di origine e transito dei migranti. Emblematica l’operazione vincente di Roma in Tunisia, con i protocolli di cooperazione che hanno prodotto risultati a dir poco soddisfacenti. Per accelerare, Retailleau sarebbe pronto a sfoderare una serie di “argomenti convincenti” da proporre ai governi dei Paesi africani, a partire da una politica più aperta sui visti, aiuti allo sviluppo e accordi commerciali. Una scelta comprensibile: gli ultimi numeri sull’immigrazione in Italia non hanno lasciato grossi margine di interpretazione, tutti gli indicatori relativi ai flussi migratori erano in netto calo.
Ricordiamo che Retailleau in occasione del G7 della scorsa settimana in Campania aveva annunciato la creazione di una task force italo-francese di base a Ventimiglia, ma non solo. Il politico di Cholet, già presidente del Consiglio regionale dei Paesi della Loira, aveva evocato la possibilità di un’alleanza in Europa che potrebbe comprendere, oltre Roma e Parigi, anche Berlino, per correggere la direttiva europea sui ritorni così da facilitare le espulsioni. Inoltre, Retailleau aveva chiesto rendicontazioni regolari per confermare “l’aumento delle espulsioni e la diminuzione delle regolarizzazioni”. Insomma, tutti seguono l’esempio italiano: chi dà la brutta notizia ai compagnucci nostrani?
Franco Lodige, 10 ottobre 2024
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