Esteri

Migranti, la Tunisia nega l’ingresso agli europarlamentari

Lo schiaffo di Saïed agli eurodeputati allontana le prospettive di un accordo per fermare i migranti

I rapporti tra Unione europea e Tunisia cominciano ad incrinarsi dopo uno sgarbo istituzionale del presidente Kaïs Saïed. Il governo tunisino ha infatti respinto l’ingresso nel Paese di una delegazione di eurodeputati della commissione Affari esteri del Parlamento di Strasburgo. In una lettera firmata dal ministero degli Esteri, della migrazione e dei tunisini all’estero, Nabil Ammar, Tunisi ha comunicato alla rappresentanza europea di averle negato l’autorizzazione all’ingresso.

La delegazione era composta dagli eurodeputati Michael Gahler (Ppe, Germania); Dietmar Koster (S&D, Germania), Salima Yenbou (Renew Europe, Francia), Mounir Satouri (Verdi/Ale, Francia) ed Emmanuel Maurel (La Sinistra, Francia). Il gruppo doveva incontrare organizzazioni della società civile, sindacati e leader dell’opposizione al presidente Kaïs Saïed. L’obiettivo della delegazione era di “comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d’intesa firmato dall’Ue e dalla Tunisia”. La missione sarebbe dovuta durare due giorni.

Il protocollo ratificato lo scorso 16 luglio dalla premier Giorgia Meloni, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, dal primo ministro olandese Mark Rutte e dal presidente tunisino Kaïs Saïed rimane lettera morta. Ci troviamo di fronte ad una tra le peggiori giunture socio-economiche degli ultimi decenni. Due, in particolare, sono gli elementi che contribuiscono a moltiplicare i flussi migratori: la crisi interna di Tunisia e Libia e la destabilizzazione del Sahel e dell’Africa subsahariana per mano del gruppo Wagner.

Da luglio ad oggi sono sbarcati sulle coste italiane 58.353 migranti, con un incremento del 32 per cento rispetto al 2022 (44.157 il dato luglio-settembre 2022). Ai clandestini che attraversano il Mediterraneo centrale si aggiungono gli irregolari della rotta balcanica. In Friuli-Venezia Giulia si sono registrati oltre 13.700 arrivi da gennaio ad agosto 2023.

Se l’Unione europea persevererà nel suo immobilismo, continuando a ignorare l’emergenza che colpisce l’Italia, il governo Meloni dovrà agire autonomamente. Al momento non si vedono altre strade percorribili: serve una strategia coordinata di interdizione marittima tra i principali Paesi mediterranei (Italia, Spagna e Grecia). Solo potenziando le frontiere esterne dell’Ue sarà possibile contrastare l’esodo che minaccia l’Europa.

Lorenzo Cianti, 14 settembre 2023