Ong esautorate. È questo il primo effetto del decreto governativo di Giorgia Meloni, dopo aver imposto alle organizzazioni non governative di recarsi al porto sicuro, assegnato “senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”. Proprio nella giornata di ieri, raccontavamo il tentativo della nave Geo Barents di sfidare le norme dell’esecutivo italiano, compiendo di fatto più operazioni di salvataggio – e quindi in violazione delle imposizioni del ministro Piantedosi – mentre era in corso il raggiungimento del porto di La Spezia.
Ebbene, lo scenario potrebbe mutare molto presto. Secondo La Repubblica, infatti, le Ong starebbero faticando a sostenere economicamente i lunghi viaggi per raggiungere i porti sicuri, assegnati di volta in volta dal governo Meloni. Una “mossa” che segna inesorabilmente un aumento dei costi anche per le organizzazioni più strutturate, come Medici senza frontiere e Sos Mediterranée, soprattutto a causa dell’incremento del prezzo del carburante.
E questo pare essere il caso proprio della Geo Barents, nonché della nave Ocean Viking, che si trovano a compiere il terzo viaggio a lunga percorrenza. “I due mesi di applicazione della nuova strategia del Viminale – prosegue Rep – hanno di fatto decimato la flotta. I costi insostenibili del carburante, necessario per coprire tratte così lunghe, hanno di fatto già costretto molte navi a fermarsi e le Ong ad avviare campagne straordinarie di donazioni“. Ad oggi, prosegue il quotidiano, sono “ferme la spagnola Open Arms e l’italiana Mediterranea, ferma la nuova nave di Amnesty International, ferme anche le organizzazioni tedesche, Sea Eye, Mission Lifeline, Sos Humanity, solo la Sea Watch con la sua nuova nave colosso, è partita proprio ieri”. Questo, però, solo esclusivamente grazie “allo sforzo dei sostenitori, perché le altre cinque missioni pianificate per il 2023 non hanno ancora trovato finanziamenti”.
Per approfondire:
- Le Ong pretendono anarchia
- Così Meloni prova a incastrare le Ong
- Porti alle Ong, cosa c’è dietro al via libera di Piantedosi
Una situazione che si affianca alla forte presa di mano del ministro Piantedosi, che – come disposto dal decreto Ong – sarà pronto a sequestrare la Geo Barents e multarla per una somma pari a 10mila euro, al momento del suo arrivo a La Spezia. Questo perché l’imbarcazione di Medici senza frontiere sta navigando con a bordo 237 persone, salvate però in tre operazioni differenti.
Nel frattempo, mentre il Viminale attende la conversione in legge del proprio decreto, Piantedosi ha già messo sul piatto di Bruxelles un nuovo Patto per l’asilo e l’immigrazione. Il contenuto, sempre secondo Rep, riguarderebbe “la proposta per una terza via sui rimpatri, sulla scia di quella che sembra essere diventata la linea capace di catalizzare i consensi dei 27 Paesi Ue sotto la presidenza svedese. A Stoccolma, alla prima riunione dei ministri dell’Interno europei, Piantedosi ha illustrato il suo progetto di rimpatri forzati accompagnati: una terza via rispetto ai rimpatri forzati e ai rimpatri volontari assistiti di cui si occupa l’Oim, ma in numeri tali che non riescono a incidere sul numero dei migranti irregolari che restano in Europa”.