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Migranti, le toghe sfidano Meloni: depositate le firme per Apostolico

I togati del Csm firmano la richiesta di apertura di una pratica a tutela del giudice pro-migranti al centro delle polemiche

Meloni governo tecnico © sal61 tramite Canva.com

Ieri sera era partita la raccolta firme al Palazzo dei Marescialli per chiedere al Comitato di presidenza del Csm di aprire una pratica a tutela della giudice di Catania, Iolanda Apostolico, dopo le polemiche sorte a seguito della sua decisione di non convalidare il trattenimento di tre migranti nel Centro di Pozzallo. E oggi, a quanto si apprende, la richiesta corredata dalla sigla di tredici togati, tra cui i membri di Area Democratica per la Giustizia e di Unicost, è stata depositata. Si trasforma così in guerra aperta lo scontro di dichiarazioni avvenuto ieri tra il governo e la magistratura sul decreto migranti.

I togati denunciano una “grave delegittimazione professionale” ed “attacchi all’autonomia dei giudici” ai danni della Apostolico. Tra i firmatari spiccano i nomi dei consiglieri dei gruppi di Area, Unicost, Magistratura democratica e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda. Non ha aderito all’iniziativa il corpo di Magistratura Indipendente. Nel testo, da cui rispetto alla versione di ieri sono scomparsi riferimenti diretti alle parole della Meloni, si legge: “L’accusa ai magistrati, con riferimento al contenuto di un provvedimento giurisdizionale, di essere ‘nemici della sicurezza della Nazione (…) un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico (…e di) scagliarsi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto’ pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno Stato di diritto”. Secondo le toghe, le espressioni della maggioranza di governo “realizzando una grave delegittimazione professionale del giudice estensore dell’ordinanza, espongono lo stesso a indebiti attacchi mediatici aventi a oggetto la sua sfera personale”. Per questo è stata richiesta l’apertura di una pratica a tutela della Apostolico “con la massima urgenza”.

Per comprendere l’origine di queste polemiche, è necessario fare un passo indietro. La giudice Apostolico è finita al centro dei riflettori per la decisione di non convalidare il trattenimento di tre tunisini sbarcati a Lampedusa, considerando il decreto Cutro – concepito per accelerare le procedure di espulsione di migranti con scarse possibilità di ottenere asilo – come illegittimo. “Si deve escludere – si legge nella sentenza – che la mera provenienza da un Paese sicuro possa automaticamente privare il richiedente asilo del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale”. La decisione ha suscitato un’ondata di critiche da parte dei leader di centrodestra, che ritengono la sentenza “grave” anche se “non sorprendente”.

Le reazioni non si sono fatte attendere. L’Anm catanese, ad esempio, ha promosso il sostegno all’operato di Apostolico, sottolineando la sua aderenza alle leggi in vigore e respingendo le accuse rivolte alla stessa. La magistrata catanese, pizzicata dai cronisti a condividere sulle sue pagine social petizioni contro il ministro Salvini (e non solo), si è difesa chiedendo di non trasformare “una questione giuridica in una vicenda personale”. Il provvedimento, ha detto, “è impugnabile con ricorso in Cassazione”, dunque “non devo stare qui a difenderlo”. Ieri sera, a Quarta Repubblica, il ministro Piantedosi ha confermato che il governo intende presentare ricorso perché ritiene errate le valutazioni della Apostolico in merito alla presunta illegittimità costituzionale del decreto, così come la presunta contrarietà alle norme europee.