Pierfrancesco Favino, l’attore, tiene a farci sapere che lui, da vip romanesco, ha la barchetta e sarebbe anche pronto a caricare migranti ma non li trova. Forse dovrebbe cambiare rotta. La sua intervista al Corriere su è un capolavoro di ambiguità scivolosa, “non spetta a me trovare le soluzioni, io sollevo il problema”. Ma se lo sollevi hai il dovere di considerare la situazione per quella che è, non di risolverla col libro dei sogni. “Mi espongo politicamente”, ma è l’esatto contrario, per sponsorizzare il tuo film politicamente corretto, sceneggiato dal Veronesi sacerdote del politicamente corretto, diretto dall’Edoardo de Angelis che segue le medesime traiettorie, dici il politicamente corretto che piace alla sinistra elitaria e conformista: parli di legge del mare, che non esiste, che è ovvia e insieme mistificante perché è scontato che se trovi uno in mare, che affoga, lo soccorri ma da questo a predicare l’assistenza ossia l’accoglienza indiscriminata e obbligatoria ce ne corre come dalla terra alla luna.
Noialtri, come e più dei francesi, abbiamo sempre avuto una classe artistica, se si vuole intellettuale totalmente deresponsabilizzata, che parla per compiacere e compiacersi, non per risolvere problemi e tanto meno per “sollevarli”, casomai esorcizzarli. La propaganda di chi fa tutto facile ma nel suo giardino, o sulla sua barca, non fa entrare nessuno. Favino esce col filmetto da mostra del Cinema di Venezia e dice: la mia italianità è aiutare gli altri. Messa così è l’italianità cogliona (in effetti ipocrita), predicare all’umanità ma agire per proprio conto. Italiano è uno che si accolla il peso di migrazioni bibliche? Che non vede la realtà che il resto del mondo vede? Che paga in eterno la mascalzonaggine dall’Europa dei trattati e dei brindisi? Ma perché poi? Non ne sono convinti neppure i popoli più ortodossi: la Finlandia, stato membro dal 1995, tira su un muro di contenimento per i migranti lungo 260 chilometri e ripara nella Nato.
Il blocco di Visegrad non fa mistero di qualcosa che va oltre lo scetticismo, che rasenta l’aperta ostilità. Germania e Francia fanno e disfano alleanze spregiudicate che paralizzano una azione seria, hanno subito boicottato il pomposo Piano Mattei di cui parla più solo il professor Prodi, e le spedizioni nordafricane della premier si sono dimostrate velleitarie. L’Italia è il paese più aggredito ma si rifugia nella politica dello struzzo e i falansteri di Bruxelles e di Strasburgo non perdono occasione per destabilizzarla.
Che disse il governo a gennaio varando il codice delle Ong? Disse: si cambia pagina. Sette mesi dopo abbiamo tremila sbarchi al giorno, le Ong continuano a fare il loro comodo, in sinergia se non in combutta con gli scafisti, quanto a dire portare avanti il disegno di disintegrazione europeista, e il governo alza bandiera bianca, si arrende all’irresponsabilità europea. Dite che un simile modo di procedere, a carica di bisonte, a mandria pazza, è foriero di sicure rovine sociali, di stragi sociali, di selezione naturale? Niente paura, hanno pensato anche a questo: si rilancia un osceno neomalthusianesimo, si riprende un luddismo vaneggiante e cialtrone che ha in Italia il massimo profeta nel guitto ligure Grillo, si procede secondo il comandamento del liberismo dirigista, di qua le élite sciolte da vincoli e lacci, di là la plebe vincolata in tutto e a chi tocca tocca: non sarà un progetto particolarmente sofisticato, ma funziona sempre e funziona benissimo.
In ogni scalo di ogni città la situazione è incontrollabile, a Cesena c’è forse la più spaventosa d’Italia, peggio di Roma Termini, di Firenze Santa Maria Novella, di Padova, di Milano Centrale e un barista, che conosco, per difendersi ha dovuto ingaggiare un duello rusticano con alcuni balordi africani. A Milano il generale dei carabinieri Benincasa ha sciolto il suo lamento dell’impotenza: “Così non è più possibile andare avanti ma non date la colpa a noi”. No, così non è più possibile, non è possibile coi “minorenni” alti uno e novanta che a Lampedusa appena sbarcati mettono mano ai bastoni e ridono, si filmano, le dita medie ritte come baionette, “vaffanculo, Italia merda”. Anche questi da prendere, caro Favino, nel nome della legge del mare e della coglionaggine tricolore?
Max Del Papa