Draghi l’ha capito. Certo spera possa nascere “un sottoinsieme di Paesi che si aiutino fra loro” e che una volta firmato l’impegno poi si prendano la briga di accogliere davvero i richiedenti asilo. Ma con l’aplomb che lo contraddistingue ha preso anche atto del fatto che “per ora saremo da soli fino al prossimo Consiglio europeo”. Intanto la Francia continuerà a rispedire indietro i migranti a Ventimiglia. La Slovenia farà ancora finta di non intercettare gli stranieri della rotta balcanica che ne attraversano indisturbati i territori. E Malta si tapperà le orecchie alle richieste di un porto sicuro da parte delle Ong. Poi tra un mese si tornerà a parlare di “compromessi sostenibili”, di “quote di redistribuzione”, di “ricollocamenti” e delle solite buone intenzioni. Le stesse che animano ormai da anni l’infinito processo di revisione del maldestro patto di Dublino. La più sonora delle pernacchie che l’Ue abbia mai riservato all’Italia.
Giuseppe De Lorenzo, 26 maggio 2021