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Migranti, l’Ue ci dà ragione: “Basta Far West delle Ong”

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E fu così che la linea dura conseguì dei risultati. Sì, stiamo parlando della ferrea posizione del governo Meloni sulla questione migratoria, che nelle settimane scorse ha portato ad una vera e propria rottura con la Francia. Rottura che derivava dal collocamento degli oltre duecento migranti della nave Ong Ocean Viking, e che ha portato pure l’Eliseo a respingerne 124, dopo aver fatto lezioni moralistiche al “razzista” esecutivo italiano.

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Questa volta, però, sono le stanze dei bottoni dell’Unione Europea che parlano. Ieri sera, infatti, si è tenuto il Consiglio Ue sui migranti, dove il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha affermato che “le operazioni delle Ong non sono un tabù, si deve discuterne perché stiamo parlando della vita delle persone. Le operazioni nel Mediterraneo non possono avvenire in una situazione da Far West“. E ancora: “Siamo soddisfatti dei risultati di questo Consiglio straordinario. Si è trattato di uno spirito molto diverso da quello che ha circondato l’episodio Ocean Viking, che ha portato molte forze eurofobiche e populiste a dire che l’Europa non è in grado di fornire risposte sulle migrazioni”.

Una posizione che nasce dalla richiesta di “ordine e cooperazione” degli Stati del Sud Europa: “Abbiamo bisogno di dialogo tra gli Stati interessati, di impegno, di un sistema ordinato. La Commissione Ue non ha la competenza giuridica per produrre un codice paneuropeo, ma è assolutamente possibile che aiuti gli Stati interessati a elaborare una serie di regole in modo da non trovarci nella situazione come quella che ha portato a quella difficile crisi”, ha concluso Schinas.

Insomma, i vertici Ue sembrano proprio aver dato ragione alla causa italiana delle ultime settimane, anche a fronte dell’appello di Roma congiuntamente con Grecia, Malta e Cipro, altre prime mete d’accoglienza, che però lamentavano scarsa collaborazione degli altri Stati comunitari nel ricollocamento dei rifugiati.

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Parigi si era presentata al Consiglio tenendo la propria posizione, che nei giorni scorsi l’ha portata allo scontro diplomatico con Roma: se l’Italia non assicurerà l’accesso ai porti, non ci saranno i ricollocamenti. Ma è lo stesso ministro Piantendosi ad assicurare l’esito positivo del risultato: “È andata bene”, ha affermato alla fine il ministro dell’Interno, anche alla luce del fatto che a Roma non sono state fatte richieste, ma solo aperture relativamente agli “interventi finanziati direttamente dalla Ue che possano impedire le partenze e rafforzare i meccanismi di rimpatrio”, tra le principali battaglie del governo Meloni.

Insomma, la schiena dritta di Palazzo Chigi ha cominciato a muovere le acque anche nelle stanze dei vertici comunitari. Ma deve essere solo “l’inizio di un importante percorso comune in sede Ue per definire e rendere operativi strumenti efficaci per governare insieme il fenomeno della migrazione”, assicurano fonti di governo. E c’è già un secondo appuntamento fissato: l’8-9 dicembre, sempre a Bruxelles.

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