A Bruxelles proseguono i negoziati per trovare la maggioranza qualificata necessaria ad approvare il regolamento sulla gestione delle crisi migratorie, la parte più significativa del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo. A quanto si apprende da fonti vicine al dossier, la Germania continua ad astenersi sul testo di compromesso messo sul tavolo da Madrid. Le riserve di Berlino riguardano in particolare il rischio che gli standard a tutela dei richiedenti asilo minori e delle famiglie vengano declassati con il pretesto dello stato emergenziale.
Uno dei punti contestati dal governo di Olaf Scholz è l’introduzione della strumentalizzazione ab exta tra le possibili cause per l’attivazione dello stato d’emergenza. Ne è un esempio la guerra ibrida condotta dalla Bielorussia, che invia numerosi migranti ai confini est dell’Ue. Ad astenersi insieme a Berlino sono anche la Slovacchia e i Paesi Bassi, mentre a votare apertamente contro, rifiutando qualsiasi meccanismo obbligatorio di ricollocamento dei migranti previsto in caso di crisi, sono Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria.
Le contraddizioni di Berlino
Prima le filippiche sui diritti dei minori, poi… i controlli a tappeto in casa propria. Il ministro degli Interni di Berlino, la socialdemocratica Nancy Faeser, ha annunciato ieri l’introduzione di controlli temporanei presso valichi di frontiera selezionati al confine orientale della Germania. L’operazione avrebbe lo scopo di frenare l’afflusso di richiedenti asilo dai Paesi limitrofi, Polonia e Repubblica Ceca in primis, intercettando le rotte del traffico di esseri umani. La scelta di Faeser è tutto fuorché casuale: nei primi otto mesi del 2023 hanno chiesto asilo in Germania circa 204mila persone, con un incremento del 77 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022.
Un profilo chiusurista
Il profilo del governo tedesco in tema migranti è molto distante dall’immagine della sinistra accogliente e filo-immigrazionista che abbiamo imparato a conoscere. Berlino non può permettersi un nuovo 2015, né un approccio anche solo lontanamente open border. La fiducia nell’esecutivo Scholz è ai minimi storici e l’ingresso di ulteriori clandestini innescherebbe una bomba ad orologeria senza precedenti. Alternative für Deutschland, forza antisistema nata nel 2013 in polemica con le misure economiche del governo Merkel, ha reso la lotta all’immigrazione irregolare il suo principale cavallo di battaglia.
Gli ultimi sondaggi attestano AfD al 22 per cento, la percentuale più alta mai raggiunta dal partito: è dietro solo ai cristiano-democratici della Cdu-Csu, guidati da Friedrich Merz. Scholz vuole recuperare consensi in vista delle europee e, pur di non essere scalzato da AfD, insegue la destra più intransigente sul suo stesso terreno. Non meravigliamoci se il cancelliere socialdemocratico ha adottato un rigore chiusurista – a scapito dell’Italia, è inutile sottolinearlo. Finora non sono pervenute voci di dissenso dalle fila del Partito Democratico. Curioso, non trovate?
Lorenzo Cianti, 28 settembre 2023