Il 2020 tossico si chiude con altri bocconi amari per molti ma non per tutti, vale a dire quelli che dovrebbero avvertirne il fiele e invece trangugiano tutto in letizia. A Trento una bravissima, coraggiosa imprenditrice etiope, Agitu Gudeta, finita a martellate e i palloncini gonfiati rosa, subito: ah, è razzismo, è sessismo. No, è un ghanese, uno sbandato raccolto e assunto, il quale dopo un diverbio l’ha prima violentata e poi massacrata. Ma conviene far finta di niente, i media di regime fin che possono nascondono la matrice del bruto.
A Parma certo Simone Strozzi, nomen omen, direttore di una cooperativa sociale dal nome emblematico, “Svoltare”, arrestato per aver mangiato a man salva sui sacri migranti: secondo le accuse, si sarebbe intascato 16 milioni di euro sottraendole ai poveretti di cui si riempiva pubblicamente la bocca, distraendoli in mignottifici, vini pregiati, viaggi e lussi assortiti. Ennesima dimostrazione dei veri intenti della sinistra solidarista.
Il regime immunitario
Ma il meglio viene con la psicosi vaccinale: ora, i vaccini sono una grande invenzione e hanno preservato l’umanità, senonché in questo caso, date le circostanze, è lecito nutrire qualche perplessità; ma i progressisti sono scatenati, torcono il lavoro da garanzia per tutti a discrimine punitivo, vorrebbero negarlo ai dissidenti, in prima fila il giuslavorista di sinistra Pietro Ichino, che teorizza il licenziamento immediato per giusta causa. Il che equivale né più né meno alla condanna a morte, perché chi non ha un lavoro non può mantenere né se stesso né la sua famiglia e non ha alternative, considerato anche che ristori e redditi di cittadinanza languono.
La democrazia Parioli appare in affanno, il pluralismo omnibus, dalle droghe ai diritti ludici, si irrigidisce, le vestali del politicamente corretto vogliono far squartare da quattro cavalli gli scettici dell’antidoto, una isteria lugubre, violentissima che riscopre toni forsennati da anni di piombo. Partigiani di risacca, reduci Anpi, resistenziali perenni, democratici con indignazione incorporata, sempre pronti a sbraitare al fascismo di ritorno, al regime, all’uomo solo al comando, muti davanti a un autocrate che mente per la gola, rivendica pieni poteri e annuncia restrizioni “finché sarà necessario”, vale a dire fino a quando parrà a lui.
E non gli puoi obiettare che sta distruggendo un Paese, che non c’è aspetto della sua gestione che non sia disastroso: ti aggrediscono, si contorcono come indemoniati, la libertà la tengono in nessun conto, l’autonomia individuale è un crimine, sognano una società sorvegliata, controllata, appiattita e lo dicono che il Covid è l’occasione giusta per riscrivere l’Occidente in senso egualitario, vale a dire inoculare dosi micidiali di neosocialismo irreale. Ci si mettono anche i ricatti morali spiccioli e un po’ penosi, l’implacabile Liliana Segre che teorizza la responsabilità morale di vaccinarsi, come a dire che chi non aderisce seduta stante alle direttive è un nazista, un aguzzino da lager.
L’infermiera smentisce le minacce
I garantisti strumentali debbono mandar giù anche la smentita dell’infermiera Claudia, che, in piena campagna forse più elettorale che vaccinale, nega “tramite i suoi legali” (è il primo passo di un novello vip, i legali che negoziano, filtrano, rappresentano) le minacce di morte riferite dalla stampa di regime per farne una martire.
Altra scena che avremmo preferito non vedere, il presidente dell’Ordine dei giornalisti che, seduto di fianco al conducator Giuseppe Conte anziché tra i suoi colleghi a rivolgere domande, possibilmente non addomesticate, s’incarica di dirigere l’orchestra dei cronisti, all’occorrenza bacchettando gli impertinenti. Fino al climax della sempre più incredibile, o meno credibile, Selvaggia Lucarelli che via social rivolge un suo surreale discorsetto alla nazione, nel quale si sente in dovere di manifestare tutto il suo disprezzo per chi non si vaccina seduta stante. Una passata in un lampo dal rimpinzarsi di involtini solidali cinesi a rimpinzarsi di vaccini. Per chi parla questa gente, per chi lavora?