In modo più che meritato nell’ultimo biennio è stata esaltata la capacità della società rossonera nel mettere le basi per un progetto vincente – culminato con il 19° Scudetto – che mira a raggiungere gli obiettivi sportivi attraverso una gestione aziendale il più possibile sostenibile; politica questa tracciata da Elliott e che sta proseguendo con la nuova proprietà di RedBird.
Nessuna follia sul mercato e tetto agli ingaggi dei calciatori rappresentano alcuni dei fondamenti della strategia del club; parallelamente a questo, grazie anche ad una efficace attività di scouting, la società ha allestito una rosa ben assortita che sotto la sapiente guida di Stefano Pioli (fresco vincitore della Panchina d’Oro) ha saputo crescere ed esaltarsi fino a raggiungere un obiettivo per il quale non era certamente considerata la principale favorita.
È sotto gli occhi di tutti come il Milan abbia lavorato al meglio prelevando calciatori interessanti da club non di primissima fascia (Bennacer e Krunic dall’Empoli e Tonali dal Brescia) e agendo contestualmente su profili finiti un po’ ai margini di grandi club europei (vedi Tomori dal Chelsea e B. Diaz dal Real Madrid).
Se quindi in termini di mercato in entrata e gestione del gruppo le cose hanno funzionato piuttosto bene (anzi benissimo fino all’apoteosi dello scudetto), lo stesso non si può dire in merito alla gestione dei contratti in scadenza, vero e proprio tallone d’Achille dei rossoneri degli ultimi anni.
La perdita a parametro zero di calciatori come Calhanoglu, Donnarumma e Kessie (rigorosamente in ordine cronologico) resta tuttora una ferita aperta, forse più per effetti di natura economica e finanziaria che per questioni tecniche o tattiche.
Da un lato è più che legittimo per un club fissare dei paletti nell’ambito di una trattativa con un calciatore (sia in termini di tetto all’ingaggio che di durata del contratto) ed anzi, con ogni probabilità questo rappresenta un elemento chiave per andare nella direzione di un calcio sempre più sostenibile; tuttavia, di fronte al possibile rifiuto del calciatore di rinnovare il proprio contratto, ogni società dovrebbe avere un piano alternativo da mettere in atto prontamente evitando così di rimanere con il “cerino in mano”.
Perdere calciatori di questo profilo si può mettere in conto, soprattutto se non vi è più una compatibilità tra le richieste del singolo e le esigenze del club; ciò che non è accettabile (e andrebbe evitato a tutti i costi) è perderli a parametro zero.
Cederli in tempi non sospetti, quando iniziava ad essere chiaro che il rinnovo non si sarebbe perfezionato, avrebbe portato risorse ingenti nelle casse rossonere, probabilmente non inferiori ai 100 milioni di euro complessivi (magari anche qualcosa di più); al danno generato dal mancato incasso si è poi affiancata la beffa dell’opportunità persa di registrare importanti plusvalenze in bilancio (in Conto Economico).
È quasi superfluo sottolineare come poi con le risorse (non) incassate si sarebbe potuto finanziare l’acquisto di profili alternativi ai calciatori in uscita o comunque, rinforzare la rosa.
La vicenda del rinnovo di Rafa Leao presenta pericolose analogie con quelle di Calhanoglu, Donnarumma e Kessie, con una trattativa che va avanti ormai da mesi ed in cui si alternano fasi in cui l’accordo sembra avvicinarsi ad altre in cui invece prevale il pessimismo; peraltro il 2024 (anno in cui scadrà il contratto del classe ‘99) è dietro l’angolo ed il fattore tempo non gioca certamente a favore della società rossonera.
È necessario che il club, memore di quanto accaduto negli ultimi anni, adotti con il portoghese una strategia differente; è giunto il momento di fissare una data ultima (una deadline se vogliamo dirla all’inglese) entro cui arrivare alla firma del contratto ed oltre la quale, in caso di mancato accordo, il calciatore dovrà essere messo in vendita (possibilmente scatenando un’asta attorno a lui) e ceduto alle migliori condizioni offerte dal mercato.
Sulla gestione dei rinnovi e sulla capacità di operare sul mercato in uscita si impone quindi un salto di qualità per il club, soprattutto se l’obiettivo è quello di proseguire con forza nel solco tracciato di un calcio sempre più sostenibile; ed in tal senso, l’esito della vicenda Leao ci dirà se i rossoneri avranno fatto tesoro degli errori commessi nel recente passato.
Enrico Paci, 24 febbraio 2023