Dopo una prima fase interlocutoria, in cui la notizia di maggior rilievo era stata quella dell’interruzione del rapporto professionale tra la coppia Maldini-Massara ed il Milan, ora il mercato è finalmente entrato nel vivo. E certamente, una delle operazioni che sta catalizzando l’attenzione di addetti ai lavori, giornalisti e tifosi, è quella relativa al passaggio di Sandro Tonali dal Milan al Newcastle. Il centrocampista classe 2000, colonna portante della mediana rossonera e della nazionale under 21 (nonché futuro pilastro della nazionale maggiore) è infatti in procinto di trasferirsi ai Magpies, ambizioso club di Premier League di proprietà di un consorzio di società guidato dal PIF, fondo sovrano dell’Arabia Saudita.
Le cifre sul tavolo sono di quelle che fanno tremare le vene e i polsi, soprattutto se contestualizzate nella realtà nostrana; parliamo infatti di un prezzo di cessione vicino agli 80 milioni di euro – cessione record della storia rossonera – e di un contratto di sei anni al calciatore da 8 milioni di euro annui più bonus. Inevitabilmente tale movimento di mercato ha poi innescato una serie di riflessioni su più livelli che toccano ad esempio lo stato di salute del nostro calcio (con giovani talenti che se ne vanno all’estero), la capacità di club e calciatori di resistere a certe offerte e la scomparsa delle cosiddette “bandiere”.
Se ci limitiamo ad osservare l’operazione Tonali in modo asettico e senza coinvolgimenti di altro genere, possiamo dire di essere di fronte ad un’operazione di mercato eccellente, in grado di soddisfare pienamente sia il club che il calciatore, per dirla all’inglese un’operazione “win win”. Con ogni probabilità il Milan non aveva intenzione di cedere il proprio talento in questa sessione ma la corte del Newcastle ha sparigliato le carte; dopo aver rifiutato una prima proposta da circa 60 milioni di euro, i successivi rilanci degli inglesi hanno portato alla fatidica e decisiva offerta di 80 milioni di euro che ha fatto capitolare il club rossonero.
In un’ottica di calcio sostenibile e di oculata gestione aziendale (politica perseguita con forza prima da Elliot ed ora da Red Bird), una proposta di tale portata era di fatto irrinunciabile. Da un lato una sontuosa plusvalenza da mettere a bilancio in Conto Economico ed allo stesso tempo una bella iniezione di liquidità nelle casse societarie da poter reinvestire prontamente sul mercato in entrata. Ovviamente sostituire Tonali non sarà semplice né da un punto di vista tecnico né da un punto di vista carismatico, tuttavia, grazie alle risorse derivanti dalla cessione, sia sul mercato interno che su quello estero, si potrebbero cogliere interessanti opportunità portando a casa almeno un paio di giocatori funzionali al progetto, magari investendo sia su un profilo giovane e di prospettiva (con identikit alla Frattesi del Sassuolo) che su uno più esperto e già pronto per certi palcoscenici (es. Milinkovic Savic in uscita dalla Lazio).
Sempre in un’ottica di gestione aziendale, se avevamo “criticato” il Milan per aver perso negli ultimi anni a parametro zero calciatori del calibro di Donnarumma, Calhanoglu e Kessie (per i quali si sarebbe potuto lecitamente puntare ad un incasso complessivo non inferiore ai 100 milioni di euro), stavolta i rossoneri hanno giocato d’anticipo, forti di un contratto blindato con il centrocampista, rinnovato nel 2022 e con scadenza 2027. Ponendoci nell’ottica di Tonali, il trasferimento al Newcastle presenta indubbi ed evidenti vantaggi anche per il calciatore.
Se ci concentriamo sul profilo economico, il progresso appare evidente; dagli attuali 2,5 milioni di euro percepiti al Milan passerà ad un ingaggio sostanzialmente triplicato (8 milioni di euro più 2 milioni di euro di bonus) per i prossimi 6 anni (per un totale di oltre 50 milioni di euro). Allo stesso tempo il Newcastle, pur non avendo oggi l’appeal o il blasone del Milan o di altri top club inglesi ha una proprietà molto ricca ed ambiziosa che dopo aver conquistato la qualificazione alla prossima Champions League (grazie al 4° posto in campionato), investirà ulteriormente per consolidarsi ad alto livello in Premier (puntando ad inserirsi in pianta stabile nella lotta per il titolo) e legittimare un proprio ruolo di spessore anche in Europa.
Non va sottovalutata poi come proprio l’opportunità di giocare in quello che al momento è il Campionato Europeo più competitivo ed affascinante (la Premier League) possa rappresentare un importante step nel percorso di crescita e di maturazione di un calciatore giovane ma dotato di grande talento e personalità come Tonali.
La cessione del centrocampista al Newcastle ha aperto un acceso dibattito anche tra i tifosi, soprattutto perché in molti vedevano in Tonali una futura bandiera del club nonché in prospettiva il capitano in pectore della squadra (ricordiamo che attualmente il capitano del Milan è Calabria); il fatto poi che il calciatore avesse scelto con convinzione i rossoneri nell’estate del 2020 e dopo una prima annata non brillante avesse accettato un taglio dell’ingaggio pur di restare al Milan rappresentavano, insieme ad alcune dichiarazioni d’amore verso il club, vari indizi in quella direzione.
Allo stesso tempo è quasi superfluo evidenziare però come negli ultimi anni il mondo del calcio abbia subito grandi cambiamenti ed i concetti di bandiera o di giocatore simbolo di un club si siano irrimediabilmente sfumati; e ciò non necessariamente per sola responsabilità dei calciatori ma molto più semplicemente perché talvolta il tema dell’appartenenza a certi colori si va anche a scontrare con le esigenze di business o di bilancio delle società stesse. Come detto probabilmente né il Milan né Tonali immaginavano di dirsi addio nell’estate 2023 ma di fronte a quell’offerta del Newcastle il club non ha avuto la volontà o la forza di tirarsi indietro, cogliendo prontamente questa opportunità, che alla fine ha portato benefici in primis alla società ma anche al calciatore.
In un calcio come questo quindi, soprattutto a certi livelli, dovremo in qualche modo rassegnarci ad una crescente rarefazione di quelle bandiere e di quei calciatori simbolo che nel tempo hanno associato la propria carriera ad un club ed ai suoi colori. Esempi nostrani come quelli di Maldini (Milan), Zanetti (Inter), Del Piero (Juventus), Totti (Roma) o casi emblematici esteri come quelli di Giggs (Manchester United) e Gerrard (Liverpool) saranno sempre più casi “eccezionali”.
La sensazione è che di calciatori realmente incedibili ve ne saranno sempre meno ed anche quelli con le potenziali stimmate della “bandiera” (per doti tecniche, tattiche e carismatiche), di fronte ad offerte ritenute soddisfacenti verranno ceduti dai club senza particolari remore; e che non vi sarà “bandiera” che tenga di fronte ad una importante plusvalenza e ad una cospicua monetizzazione. Con buona pace di quel calcio in cui la passione, il cuore e l’attaccamento a certi colori avevano un peso decisamente maggiore (che da tifosi un po’ rimpiangiamo) e che farà spazio ad un calcio sempre più guidato dai “freddi” numeri di bilancio delle società.
Enrico Paci, 27 giugno 2023