Milano, alla Statale impedito l’incontro su Israele. Vi sembra normale?

L’estremismo del movimento pro-Pal è ormai visibile ad occhio nudo, ma nessuno si indigna per la censura della libertà di parola

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Tira una brutta aria, ma questo ormai lo sappiamo. Il clima antisemita è sempre più rovente e non solo negli Stati Uniti. Anche in Italia abbiamo assistito e stiamo assistendo a manifestazioni pro-Hamas, cortei anti-Israele, persino alla caccia all’ebreo. Ma c’è un passaggio ulteriore: la censura alla libertà di parola. Sì perché a Milano, all’Università Statale, è stato cancellato un convegno sullo Stato ebraico. Il motivo? Avrebbe messo a rischio l’incolumità dei partecipanti. Vi sembra normale? No, la risposta è ovviamente no.

Il rettore Elio Franzini ha avvertito gli organizzatori del convegno che l’appuntamento era considerato “a rischio altissimo”, chiedendo loro “senso di responsabilità” nel rinunciare. L’unica strada per non trasformare l’ateneo in un “campo di battaglia”. Risultato: la conferenza “Israele unica democrazia del Medio Oriente” in programma per il 7 maggio è stata trasformata per volontà del rettore in modalità online, per poi essere annullato dagli organizzatori. L’Università ha precisato di avere appreso dell’annullamento dell’incontro unicamente dagli organi di informazione, sottolineando la richiesta del rettore di trasformare l’incontro in modalità online, non certo di annullarlo “dopo attenta valutazione delle condizioni ambientali interne ed esterne all’Università, nell’intento di minimizzare i rischi per la sicurezza del pubblico e dei relatori, sentita anche la Digos”. Resta l’ennesimo campanello d’allarme: questo significa piegarsi alle pretese dei violenti pro-Pal, già noti per minacce, aggressioni verbali e fisiche di ogni tipo.

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Censurare le attività culturali di una università è una vergogna e dimostra la tendenza estremista degli anti-Israele, che il direttore del Museo della Brigata Ebraica Davide Romano accosta ai gruppi neofascisti: “Gli obiettivi che perseguono sono sempre più simili: antisemitismo, violenza e censura alla libertà di parola”. Impossibile  non essere d’accordo, considerando che appena un mese fa la Statale ha ospitato un convegno in cui sono state esposte le ragioni dei pro-Palestina. Protagonisti, tra gli altri, Moni Ovadia e Francesca Albanese, segnala Il Giornale.

Anziché schierare decine di forze dell’ordine per garantire la sicurezza dell’evento, è stato proposto di annullare il convegno. Gli organizzatori hanno preferito evitare possibili pericoli, considerando la vena violenta degli attivisti pro-Gaza. Un fatto grave, gravissimo. E attenzioni alle possibili ripercussioni: sfruttando questo come precedente, i soloni antisemiti potrebbero minacciare anche altri appuntamenti dedicati allo Stato ebraico in giro per l’Italia. Non è un caso l’esultanza di centri sociali e antagonisti. Dal tristemente noto movimento Cambiare Rotta  c’è chi parla di “importante vittoria” e di battaglia contro la “propaganda sionista”. Robe da pazzi, semplicemente.

La speranza è quella di assistere a un ritorno di fiamma del buonsenso, con un successo per la democrazia e per la libertà. Manifestare non significa impedire a qualcuno di parlare, ma forse si tratta di un concetto troppo difficile da capire per certi personaggi.

Franco Lodige, 3 maggio 2024

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