Basta mettere in fila i casi: oltre alle 11 ragazze molestate la notte di Capodanno in Duomo, solo nelle ultime settimane c’è da registrare una serie nera a Milano. Il vigile urbano pestato e disarmato da un gruppo di skater, una 19enne violentata da un marocchino ancora in centro, una sparatoria a San Siro e un autista dell’Atm pestato da alcuni ragazzini. Senza contare ciò che quotidianamente accade in Stazione centrale, con bivacchi di sbandati e un biglietto da visita per la metropoli tutt’altro che decoroso. Oppure le segnalazioni che ogni sera arrivano da ogni parte della città. O il fatto che l’Università Bocconi abbia istituito da tempo un servizio di scorta per gli studenti aggrediti nel tragitto verso casa.
Milano città da paura, altro che da bere. I problemi sono sotto gli occhi di tutti: poca sicurezza, progetto d’integrazione degli stranieri completamente fallito, periferie sostanzialmente abbandonate. Eppure Beppe Sala, che ieri si è presentato in consiglio comunale per riferire su quanto accaduto a San Silvestro, ha preferito fare scaricabarile. Ha ammesso le difficoltà (deo gratias), ma ha addossato la colpa su questore, prefetto e sul Viminale di Luciana Lamorgese. “Intendo prendermi le mie responsabilità e sono il primo responsabile dell’operato della mia giunta”, ha detto Sala. Per poi aggiungere: “L’ordine pubblico in Italia è affidato al ministero dell’Interno e questo esercizio trova la sua applicazione nel comitato provinciale di ordine e sicurezza che ogni mercoledì da sempre riunisce le istituzioni intorno al prefetto. È poi il questore, sugli indirizzi del prefetto, a stabile l’intermediazione operativa”. Come a dire: non c’entro niente. “I vigili, a Milano come altrove, sono responsabili in esclusiva del rispetto del codice della strada, degli incidenti, del traffico, delle sanzioni e hanno compiti di sicurezza urbana in due ambiti: concorrere a prevenzione di criminalità diffusa, promozione legalità, rispetto del decoro urbano. E poi per atti vandalici, rispetto del verde e così via. Ora, ci sono visioni differenti sul ruolo dei vigili ma io credo che non si può continuare a vivere in un equivoco che attribuisce alla polizia locale una responsabilità che non ha”.
Sarà anche vero che l’ordine pubblico non lo gestisce un sindaco. Sarà anche vero che Lamorgese non si è dimostrata in questi anni così brillante nel suo ruolo (si veda il boom di sbarchi sulle coste italiane o i rave party che impazzavano per le città mentre la polizia dava la caccia ai no mask). Però i problemi meneghini non nascono l’altro ieri né esplodono per caso.
Beppe Sala governa la città da oltre cinque anni, si sarà pure accorto che le gang delle periferie sono diventate un cancro, che frotte di immigrati vivono al limite della legalità, che lo spaccio della droga imperversa, che negli ultimi mesi si sono registrati casi di ogni tipo: sassaiole contro la polizia a San Siro, il furto di un’autobotte dei vigli del fuoco, sparatorie. Ben vengano le annunciate assunzioni di 500 agenti, la strategia di videosorveglianza, la maggiore integrazione tra le forze di polizia. Ma serve a poco, come ha fatto Sala, puntare il dito sulle conseguenze sociali della pandemia “ampiamente sottovalutate”, sulla “sospensione della vita sociale e l’isolamento” che “stanno provocando gravi danni” e “ferite sociali profonde”. Forse le cose saranno peggiorate un po’, ma la cronaca insegna: Milano era pericolosa anche prima che il Covid cambiasse la vita degli italiani.