Erano quelli che dovevano rivoltare il Parlamento come un calzino. Non solo non l’hanno fatto, ma vederli tutti impegnati a partecipare a quel rito da basso impero, da suk arabo, o da Forcella, che è la spartizione del bottino con la legge di bilancio e il “decreto omnibus” di fine anno, fa una certa impressione.
Certo, in pochi avranno la pazienza di andare a spulciarsi le voci bizantine del “Milleproroghe”, ma è indubbio che farlo è di una certa utilità sia per i pratici sia per i teorici. I primi riusciranno a capire meglio quali sono i piccoli e grandi interessi di bottega (leggi: clientes da soddisfare!) che si celano dietro la rappresentazione di maniera offertaci dal quotidiano teatrino politico; e anche le toppe che si prova a mettere (di solito dilazionando i tempi cioè appunto “prorogando”) ai problemi che si era dichiarato solennemente di risolvere e che invece restano lì immutati e spesso aggravati (il caso Alitalia è forse l’esempio più significativo). Quanto ai teorici, si renderanno forse conto di come i grandi discorsi di scenario, a proposito di programmazione, di semplificazione, di gestione manageriale delle risorse, reiterati ogni anno e da ogni nuovo governo in carica, continuano ad essere puro flatus vocis, un esercizio di retorica vuota e ipocrita che nemmeno Roscellino di Compiègne sarebbe riuscito ad immaginare.
Poiché poi il tutto deve essere approvato in fretta, con le scadenze di legge atte ad evitare l’“esercizio provvisorio”, ci si immagina facilmente le negoziazioni sfrenate fra partiti, lobby, ragionieri dello Stato, in modo che l’”assalto alla diligenza” accontenti tutti e non scontenti troppo nessuno.
I nostri grillini, perciò, si saranno visti costretti, come i più consumati biscazzeri, a dare e a offrire, a pretendere e a cedere, e anche a barare e casomai (come sempre accade) a far passare sottomano qualche norma last minute provando a bluffare tutti approfittando di sempre possibili “distrazioni”. Per dire, quest’anno se, da un lato, il blocco delle trivelle è stato prorogato, ed è un punto perso dal Movimento; dall’altro, sono state rinviate a luglio le concessioni idroelettriche, altra storica battaglia dei grillini che qui segnano invece un punto a favore.
Tutto sempre uguale, come un “eterno ritorno dell’uguale”? Non proprio. Rispetto a un tempo due mutamenti sono avvenuti, anche se il rito continua ad officiarsi apparentemente immutato. In peggio. 1. Il primo mutamento è antropologico: democristiani e primo repubblicani facevano sì sottobanco questi giochetti, ma avevano poi il pudore di non vantarsi in pubblico di fare il contrario, come gli ultimi arrivati sfrontatamente invece fanno prendendoci tutti in giro due volte.