Politiche green

Milton, gli uragani ci sono sempre stati. E non è colpa dell’uomo

La tempesta si abbatte sugli Stati Uniti d’America. Tutti ad accusare il cambiamento climatico. Ma a servire sarebbero più opere per difendersi

Nell’ultimo mese si sono abbattuti sugli Usa due potenti uragani, Helena e Milton, e diversi media, sia giornali che tv, si sono affrettati a parlare di “uragano del secolo” e di come questi fenomeni stiano diventando sempre più frequenti e potenti a causa del riscaldamento climatico causato dall’uomo.

Questi fenomeni devastanti originano situazioni umane drammatiche: per prevenire certe situazioni suggerirei di partire dalle osservazioni ed ascoltare cosa ci viene detto dalle fonti più autorevoli nel campo.

L’andamento della frequenza e dell’intensità di questi fenomeni è riportato nei seguenti due grafici tratti da climatlas.com. Sono dati grezzi, senza particolari elaborazioni che direi non lasciano dubbi sulla stazionarietà di tali fenomeni negli ultimi decenni.

Grafico uragani

In accordo con tali osservazioni, l’IPCC nel suo ultimo rapporto ci dice che tra gli esperti del settore vi è “scarsa fiducia nel rilevamento del cambiamento” (Tab. 12.12 AR6 WGI pag. 1856); se ciò non dovesse bastare la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), massima autorità americana che si occupa proprio della difesa da questi fenomeni, scrive nel suo sito: “In sintesi, è prematuro concludere che l’aumento dei gas serra originato dall’uomo abbia causato un cambiamento nell’attività degli uragani del bacino atlantico che esula dall’intervallo di variabilità naturale, sebbene i gas serra siano strettamente collegati al riscaldamento globale.”

E la NOAA, viste anche le parole con cui conclude tale chiara affermazione, non può certo essere considerata un’organizzazione “negazionista” (bruttissimo termine che riporta ad un dramma recente e mi scuso di usarlo in tale inappropriato contesto).

Ma allora, se questi fenomeni ci sono sempre stati e non stanno peggiorando, cosa possiamo fare per difenderci?

Per fortuna il nostro Paese non è colpito da tali eventi estremi ma un suggerimento riguardo alla cura del territorio ci può forse venire da alcune considerazioni, tratte da un sito americano, fatte in seguito ai danni causati da Helene ad Asheville.

Nel 1933, alla Tennessee Valley Authority fu dato il mandato per il controllo delle inondazioni nella valle del fiume Tennessee e dei suoi affluenti. Nei successivi 40 anni, furono costruite 49 dighe, che, per la maggior parte, raggiunsero il loro obiettivo. Mentre le inondazioni nel Tennessee erano un tempo catastrofiche, i giovani per lo più non ne sono a conoscenza.

Il French Broad River (Asheville) è un affluente a monte dove non sono state costruite dighe di controllo delle inondazioni a causa dell’opposizione locale. Invece della devastazione dell’uragano Helene su Asheville che illustra l’effetto del cambiamento climatico, il successo delle dighe di controllo delle inondazioni in altri settori della Tennessee Valley illustra il successo del programma di controllo delle inondazioni della TVA dove è implementato.

L’uragano Helene non ha mostrato l’effetto del cambiamento climatico, ma cosa accade agli insediamenti negli affluenti della valle del Tennessee durante le inondazioni “naturali” (vale a dire dove le dighe di controllo delle inondazioni sono state respinte).

Vorrei aggiungere che le dighe posso servire non solo per controllare e limitare le piene dei fiumi, ma anche per produrre energia elettrica e/o per formare delle riserve d’acqua usufruibile in periodi di secca…. e sappiamo quanto alcune aree del nostro Paese ne potrebbero giovare!

Gianluca Alimonti, 12 ottobre 2024

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