Venerdì scorso è andata in onda l’ultima puntata, prima della pausa estiva, di Otto e mezzo, programma di approfondimento condotto da tempo immemorabile da Dietlinde Gruber, detta Lilli, su La7. Ovviamente si è parlato a lungo del coronavirus e dell’ultimo spauracchio con cui continuare a terrorizzare il Paese: la famigerata variante Delta. Una variante la quale, malgrado la sua sostanziale irrilevanza sul piano della malattia grave, è stata affrontata come se si trattasse di un virus completamente diverso dal Sars-Cov-2. Tutto questo malgrado le numerose e reiterate segnalazioni di alcuni scienziati non allineati con la filosofia del terrore, secondo cui i virus a Rna in generale e i coronavirus in particolare variano molto velocemente, così come sembra che stia accadendo da millenni a tutti i virus che provocano il raffreddore, tra cui i cugini di quest’ultimo arrivato. Tant’è che se ne parla già nel più antico testo di medicina conosciuto, il papiro egiziano Ebers del XVI a.C.
Ma nel corso del citato dibattito televisivo il delirio, ovvero uno scollamento rilevante rispetto alla realtà, l’ha fatta da padrone. E non poteva essere diversamente visto che tra gli ospiti c’era il professor Andrea Crisanti, uno dei nostri principali fenomeni del terrore sanitario. Egli ha sostenuto con forza uno dei suoi principali cavalli di battaglia: il tracciamento a tappeto dei contagi. In questo ha trovato la piena convergenza di Simona Sala, direttrice del Giornale Radio Rai, la quale ha anche ricordato ai telespettatori di non abbassare la guardia, portando la mascherina in tasca vita natural durante. E ciò è sembrato il minimo sindacale per una così autorevole esponente del servizio pubblico, dal momento che, soprattutto con questa ultima variante, ancora una volta appare in forse la sopravvivenza della specie umana.
Tornando al delirio iniziale, Crisanti ha detto che solo il tracciamento non basta per bloccare del tutto la circolazione del virus: occorre potenziare il sequenziamento, in cui siamo probabilmente tra gli ultimi in Europa, ma soprattutto istituire un rigido controllo alle frontiere. Al che, il sempre presente Marco Travaglio è quasi sbottato, sostenendo che in questo modo, malgrado i proclami per sostenere l’agonizzante settore del turismo, in Italia non ci verrà nessuno.