Quello che ha detto qualche giorno fa Alfredo Colucci al Corriere della Sera non è corretto. In pratica Colucci sostiene che la sentenza di Genova non è stata emessa nei confronti dell’associazione del 2017, ma di quella del 2012. E invece la sentenza è stata emessa anche nei confronti (nel contraddittorio) del M5S del 2017 attualmente presieduto da Conte.
Svarione sulla sentenza a parte, da quel che dice Colucci si intuisce che Grillo, con un accordo riservato, a fronte della malleva – da parte del M5S del 2017 – per gli esborsi dovuti da Grillo in relazione ai vari contenziosi intentati nei suoi confronti (e del M5S del 2009), abbia ceduto il diritto di utilizzo del nome e del simbolo all’associazione presieduta da Conte. Insomma, se le cose stanno così, Grillo non può rivendicare nulla. Potrà solo se vorrà fare buon viso a cattiva sorte, ma il pollo inculato alla birra è servito.
PS: quanto evocato da Colucci nell’intervista fa trasparire la miseria umana di Beppe Grillo che per pararsi economicamente le chiappe non ha esitato a cedere l’ identità più preziosa del movimento che aveva creato con Casaleggio. Peraltro penso che il nome lo abbia inventato Gianroberto Casaleggio mentre il simbolo – almeno la V – lo ha ideato Marco Morosini, che lo disegnò su un tovagliolo e Grillo lo prese e lo registrò…
Paolo Becchi, 26 agosto 2024
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