È una vicenda umana piuttosto interessante quella del prof. Giuseppe Conte, fu presidente del Consiglio che, non contento dei successi raccolti a sua insaputa, adesso si è incaponito a raccogliere insuccessi consapevoli. Ho aspettato a scrivere, ho sperato di ascoltare qualche parola di buon senso, ho atteso qualche commento libero dalla retorica. Vana e inutile speranza.
Manie di protagonismo
Alle dichiarazioni arzigogolate seguono accadimenti misteriosi, le lunghe interviste articolano ragionamento complessi del tipo: l’acqua è bagnata. Promuove una donna Presidente e eleggono un uomo, con grande fatica fa approvare un nuovo statuto e il tribunale lo annulla, vuole essere il campione degli onesti e la finanza gli sequestra le carte in ufficio. Certo con decine di microfoni pronti a carpire qualche distillato di intelligenza politica, militari che salutano, commessi che aprono porte, autisti con i lampeggianti, si può perdere la testa ed il senso della realtà, ma oggi Conte è l’emblema del politico che credendosi protagonista in realtà è un triste comprimario.
Qualunque altro essere umano comincerebbe a dubitare di se stesso, non lui, che evidentemente inconsapevole dei propri limiti, tende a considerare il caso e la fortuna sempre al suo fianco, fino a diventare presidente di un movimento al quale neanche è iscritto. Ma questo è l’uomo, con i suoi evidenti limiti, altra cosa è il politico con le sue colpe.
I danni dell’Avvocato del popolo
Grazie a lui abbiamo: il reddito di cittadinanza, con la complicità della Lega, quota 100 sempre con la Lega, la riduzione del numero dei parlamentari grazie al geniale contributo del Pd e di Italia Viva, lo stop all’estrazione del gas grazie al Pd e Leu, la riforma Bonafede, la truffa del 110%, e così via. Il tutto mentre, tentato dal sovranismo, in Europa riusciva solo ad isolarsi; convintamente Trumpiano firmava la via della seta con la Cina inimicandosi gli Usa e su oltre 31 milioni di donne in Italia l’unica che è riuscito a proporre per la Presidenza della Repubblica è il capo dei servizi segreti.
Qualcosa non torna
Per inciso su questa vicenda un amico, politico di lunghissimo corso, nel raccontare i retroscena dell’elezione presidenziale, mi ha aperto gli occhi su alcune incongruenze. A quanto pare Elisabetta Belloni, dopo la miracolosa ripulitura di Di Maio per dargli una parvenza da ministro degli Esteri, si è guadagnata la riconoscenza dei grillini che la hanno proposta, a sua insaputa, alla Presidenza. Ma quanto è credibile, e se fosse vero preoccupante, che i grillini la abbiano fatta in barba al capo degli 007? Insomma la donna, chiamata da Draghi a sostituire l’uomo di Conte, si è fatta infilare, a sua insaputa, da Conte in un feroce tritacarne mediatico culminato con una foto insieme a… Di Maio. È già difficile credere che una ambasciatrice di lungo corso, a capo dei servizi, si esponga ad una brutale trombatura, ma è ancora più difficile credere che l’abbia fatto affidando al solo Conte la trattativa per la sua elezione. Insomma qualcosa non torna.