Politica

Mistero alla Camera: che fine ha fatto Elly Schlein?

Non è passata inosservata l’assenza in Parlamento. Si parla di Ucraina e il palcoscenico lo prende Conte

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Per dirla con la sgrammaticatura dialettale usata ieri dal deputato grillino Santillo alla Camera: “Qualcuno la può telefonare?”. Perché ieri Elly Schlein, nonostante le agenzie avessero annunciato un suo intervento in occasione delle comunicazioni della Meloni a Montecitorio, non si è fatta vedere a Montecitorio. Desaperecidos.

Disertato il Parlamento

Un’assenza che ha fatto allargare le braccia a Gianni Cuperlo (“Ci avevano fatto sapere che sarebbe intervenuta, ma non la vedo”) e che ha sollevato alcuni interrogativi. Perché non si è presentata? Perché non ha sfruttato l’occasione per un secondo round con il premier Meloni dopo quello sul salario minimo da cui era uscita evidentemente sconfitta e costretta a leccarsi le ferite? E soprattutto: perché ha lasciato tutto il palcoscenico a Giuseppe Conte libero di accusare il governo di trascinare “l’Italia in guerra”?

Il viaggio a Bruxelles

Dallo staff assicurano che dietro vi fossero solo “ragioni personali” o comunque la necessità di preparare la due giorni di incontri con i suoi eurodeputati e con i colleghi socialisti europei. Va bene. Ma insomma: cosa ci sarà di così scottante in quei dossier da non riuscire a presidiare la Camera in un giorno in cui tutti i riflettori sono puntati su Montecitorio? Non parliamo di una seduta qualunque, e infatti la sua assenza si è fatta notare. Forse più di un eventuale discorso. Secondo il Corriere, in Transatlantico qualcuno malignava: “Si parlava di Ucraina, tema su cui Conte ha fatto l’ultras pacifista e lei ha preferito non farsi coinvolgere nelle polemiche e nelle dichiarazioni”.

Schlein e la guerra in Ucraina

Il problema è che sull’Ucraina la posizione della Schlein tentenna. Si è sempre schierata dalla parte dell’Ucraina, ma con meno vigore di quanto facesse l’ex segretario Enrico Letta, feroce sostenitore degli armamenti a Kiev. La linea ufficiale del Pd non cambia, come dimostra la risoluzione presentata in Parlamento che ribadisce l’impegno ad “assicurare il pieno sostegno” alla difesa di Kiev con la richiesta di “un consistente sforzo politico e diplomatico” dell’Ue. Ma una cosa è fare certe cose e un’altra metterci la faccia.

Senza contare che una delle dirigenti del nuovo partito, in odore di segreteria, quella Jasmine Cristallo col posacenere in borsetta, è contraria all’invio incondizionato di armi a Kiev. Che poi è un po’ la posizione della piazza pacifista su cui si è buttato a capofitto il M5S. Movimento che infatti gongola e sottolinea l’assenza della rivale-alleata: “Più che la nostra – affonda la Castellone – conta la delusione dei milioni di cittadini che avevano accolto le dichiarazioni del Pd e lo avevano trovato in piazza a chiedere la pace”.