Nel caso del gas quindi i russi non solo continuano a inviare gas, ma ne inviamo di più e non beneficiano dell’aumento dei prezzi di mercato di cui tutti ora parlano. Questi prezzi si riferiscono al gas inviato per nave in forma liquefatta, detto LNG che arriva da America o Australia o Africa e viene quotato a Rotterdam come contratto “TTF” (visto sopra nel primo grafico). Questo prezzo di mercato oscilla ora anche del 30% al giorno, ma è in media è ora almeno 10 volte più alto di quello di quello di un anno fa. E così anche dei contratti di Gazprom (o della società equivalente in Algeria e Qatar). Gli utenti industriali in Italia e in Ue pagano in buona parte questo prezzo di mercato perché nei loro contratti con Snam e altre società simili è scritto che si usa questo prezzo di riferimento.
Dato però che il gas russo arriva come e più di prima, non esiste scarsità, ad esempio nei livelli delle scorte o appunto negli arrivi di gas dalla Russia, che giustifichi in termini di domanda e offerta prezzi di mercato 10 volte più alti. Si può argomentare che essendoci una guerra, in futuro il flusso di gas potrebbe essere interrotto e chi specula, dato che deriva dal latino “speculari” che significa “guardare avanti”, immagini questi scenari futuri di scarsità e spinga su il prezzo. In un’economia di mercato in teoria le oscillazioni dei prezzi forniscono ”segnali” ai produttori e consumatori di aggiustare l’offerta e la domanda. Questo però è vero nel caso del petrolio, ma non del gas naturale che per l’85% o 90% è venduto tramite contratti a lungo termine e passa per gasdotti.
Anche il gas liquefatto inviato per nave, che comunque è una frazione del gas totale prodotto, per due terzi è fornito in base a contratti che durano anni. In parole povere, il prezzo del gas di mercato visto all’inizio di cui tutti parlano riflette solo un 10% del gas fornito e consumato. Se invece ora tutti i clienti, aziende e famiglie pagano molto di più, non è dovuto ad un aumento del costo del gas. E se sul mercato del gas liquefatto venduto “spot” cioè sul mercato giorno per giorno il prezzo esplode di 10 volte questo non induce Gazprom o il Qatar a trivellare di più perché non ne beneficiano. Quello che succede invece è che molte aziende sono ora in difficoltà perché non possono ridurre il consumo di energia che è necessario alla produzione.
Se tutto questo fosse successo 20 o 30 anni fa il governo, che era anche padrone di queste società dell’energia, perché non erano private e quotate in borsa, avrebbe semplicemente detto loro di mettere un limite al prezzo che fanno pagare sulla base del loro costo effettivo. Avere un governo dovrebbe servire, in campo economico, esattamente a questo: evitare che qualche soggetto privato “makes a killing”, faccia un pacco di soldi ma letteralmente ammazzando qualcuno.