Salute

Covid e vaccini

Moderna e Pfizer non vogliono più i test per i vaccini

Le case farmaceutiche rincorrono il virus. Derrick Rossi: “Basta con gli studi di fase uno, due e tre”

Salute

In una lunga intervista pubblicata su La Stampa, che i maligni potrebbero definire eccessivamente compiacente, il biologo cofondatore di Moderna, Derrick Rossi, sostiene in estrema sintesi l’inutilità di continuare con i trial clinici sui vaccini anti-Covid. Così si esprime in merito uno degli uomini che ha contribuito alla nascita dei ritrovati medici basati sull’mRNA: “Per un virus in così rapida evoluzione, un anno di sviluppo clinico non è molto pratico. Il virus si è già evoluto più volte nell’ultimo anno, e sembra strano avere ancora in fase di test clinico un vaccino per la variante Beta, visto che è già sparita da tempo. Proprio perché il virus continua a evolversi e siamo sempre al suo inseguimento, io spero che venga il momento in cui invece di fare studi di fase uno, due e tre, si stabilisca l’efficacia dei vaccini a mRna, in modo che quando arriva una nuova variante si possa fare un piccolo studio di sicurezza prima di rilasciare il vaccino aggiornato.”

Per la cronaca, analogo concetto era stato espresso recentemente sul Financial Times dal tedesco di origine turca Ugur Sahin, amministratore delegato dell’azienda farmaceutica BioNTech, che insieme alla Pfizer ha realizzato il vaccino più somministrato in Italia.

In sostanza, questi signori ammettono candidamente che i loro vaccini – o terapie geniche secondo quanto più volte dichiarato da alcuni rappresentanti di Big Pharma – stanno inseguendo da tempo un fantasma, dato che la famosa proteina Spike, sulla quale incidono i loro ritrovati, a causa delle continue mutazioni del Sars-Cov-2 non viene più individuata dai medesimi vaccini.

Da qui la delirante richiesta di essere ancor più spicciativi rispetto alla forsennata corsa con cui questi ultimi sono stati realizzati e messi in commercio. Secondo costoro un piccolo studio di sicurezza sarebbe sufficiente per tacitare ogni dubbio circa quella che a molti di noi appare come un inaccettabile azzardo giocato sulla pelle delle persone.

In tal senso, secondo quanto riportato nel suo ultimo libro dal professor Mariano Bizzarri, “negli Stati Uniti i vaccini sono regolati da un corpus di norme specifico e sono sotto la supervisione del Center for Biologics del FDA, mentre i farmaci ricadono sotto il Food Drug and Cosmetic Act e vengono studiati dal Center for Drugs. La vigilanza circa gli eventi avversi è demandata a istituti distinti: per il vaccino al Center for Disease Control e per i farmaci al Center for Biologics. Per un farmaco, come la terapia genica, è obbligatorio valutare la mutagenicità e la cancerogenicità, due capisaldi della farmacosorveglianza”. Di fatto – aggiunge Bizzarri – “molte domande pertinenti la sicurezza ed efficacia dei vaccini a mRNA restano a tutt’oggi inevase, come denunciato con forza dal British Medical Journal”.

Domande che ovviamente al Gatto e alla Volpe delle aziende farmaceutiche che con il coronavirus hanno realizzato l’affare del secolo non passano neppure per l’anticamera del cervello. Domande ineludibili che, ulteriormente stimolate dalla folle idea di vendere vaccini aggiornati quasi come farmaci da banco, dovrebbero altresì rappresentare un imperativo categorico per chi tiene in mano le redini della strategia sanitaria fin qui adottata. Tuttavia, avendo acquistato alcune centinaia di milioni di dosi di pseudo vaccini ampiamente obsoleti, ci rendiamo conto che per Speranza & company risulterebbe oltremodo imbarazzante andare in fondo a questo inverosimile pasticcio a mRNA.

Claudio Romiti, 29 giugno 2022