Molestie alla Beccaglia, tutti i ribelli al femministicamente corretto

Una pacca sul sedere trasformata in violenza sessuale. Da Facci alla Aspesi, c’è chi dice no. E per il tifoso arriva la cena di solidarietà

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greta beccaglia

Partiamo da un presupposto: il tifoso della Fiorentina che ha dato una pacca sul sedere alla giornalista Greta Beccaglia ha sbagliato. Errore gravissimo. Pessimo esempio. Una cretinata. Lo difendiamo? No. Però che i giornali italiani siano ancora qui, una settimana dopo, a parlare di quanto successo al Franchi ci pare un tantino esagerato. Ed è quindi il caso, in questa messa cantata di femministicamente corretto, dare un po’ di spazio a chi s’è opposto alla solita liturgia politicamente corretta.

Vi avevamo già segnalato Giovanni Sallusti, primo a far notare come i giornali si sarebbero fiondati a capofitto sulla storia della povera Beccaglia molestata in diretta e che, dice lei, addirittura oggi per una pacca sul sedere non riesce manco più a dormire. Da gustarsi fino in fondo, però, c’è anche il pezzo Natalia Aspesi su Repubblica. Pur premettendo che di stare dalla parte della cronista (e ci mancherebbe), l’editorialista nei giorni scorsi ha scritto che il clamore suscitato dal fattaccio è forse da considerarsi un tantino esagerato. “Ho letto e sentito i soliti sfregi all’italiano, per esempio definire schiaffo (che si riferisce solo al volto) la manata sul sedere, chiamare ‘parti intime’ le natiche valorizzate dai jeans quindi non particolarmente occultate, definire ‘palpeggiamento’ un tocco veloce e paragonarlo a un ‘crimine'”. Un po’ troppo, no? Ma soprattutto, ragiona Aspesi, occorre “fare la differenza tra offesa e crimine“: “Penso che una mano sul sedere esiga delle scuse ma non meriti l’ergastolo, anche perché penso che nel tempo del fattaccio tre persone morivano sul lavoro. Tutti ad occuparsi di quel sedere, nessuno di quei tre morti”.

Ed è questo il punto. Ovvero quel “conformismo giornalistico”, come l’ha chiamato Filippo Facci, che ha trasformato un fatto marginale nella battaglia di tutti i secoli, una sfortunata giornalista nell’eroina di turno e lo sciocco tifoso (da redarguire) nel mostro da sbattere in prima pagina. Ora Andrea Serrani rischia tra i 6 e i 12 anni di carcere, sempre che le accuse vengano confermate da un giudice: per una pacca sul sedere, ci sembra un po’ tantino. Forse sarà anche per questo che al suo ristorante è stata organizzata una maxi tavolata per lunedì prossimo composta da sole donne. “Ovviamente condanniamo il gesto che ha compiuto Andrea – spiega al Messaggero Silvia Bolognini, una delle organizzatrici – e siamo solidali con la giornalista che si è sentita offesa, ma non accettiamo la gogna mediatica e le accuse gratuite, i commenti malvagi che sono stati scritti e detti sul suo conto, con tanto di minacce di morte. Lo stanno massacrando e non lo merita ed è per questo che vogliamo dimostrargli solidarietà. Saremo una settantina”. Un modo per dimostrare che il Serrani “ha sbagliato gravemente, ma chi lo conosce sa che non è un molestatore”.

Giuseppe De Lorenzo, 3 dicembre 2021

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